Don Antonio Palladino
Don Antonio Palladino

Don Antonio Palladino testimone credibile del Vangelo

Don Antonio era chiamato “il don Bosco di Cerignola” per il suo zelo a favore dei giovani, per i quali istituì l’8 dicembre 1907 il Ricreatorio festivo “Don Bosco”, e l’11 dicembre 1909 il Circolo Cattolico “San Luigi Gonzaga”.

Nel suo tempo don Antonio incarnò l'amore evangelico, soprattutto alleviando le povertà dei ceti disagiati dell'intera città. Emblematico è l'episodio nel quale gettò dalla finestra di casa il suo materasso per un bisognoso.
Don Palladino nacque a Cerignola (Foggia) il 10 novembre 1881 da Giuseppe e da Lucia Marinelli, famiglia borghese. Fu ordinato sacerdote il 6 gennaio 1905 nella cattedrale di Ascoli Satriano dal vescovo Angelo Struffolini (1901-1914). Nell'occasione donò ai poveri quanto avrebbe dovuto spendere per i festeggiamenti. Infatti era solito dire: «Ricordatevi che i poveri costituiscono la parte delle creature più care a Dio». Il Palladino si rifaceva alle parole del papa Leone XIII: «Usciamo di sacrestia … l'opera che svolgeremo nel popolo accrescerà prestigio al nostro ministero», e alla sua all'enciclica Rerum novarum.

Don Antonio era chiamato "il don Bosco di Cerignola" per il suo zelo a favore dei giovani, per i quali istituì l'8 dicembre 1907 il Ricreatorio festivo "Don Bosco", e l'11 dicembre 1909 il Circolo Cattolico "San Luigi Gonzaga".
Quando l'antica chiesa di San Domenico fu eretta a parrocchia dal vescovo Angelo Struffolini, don Antonio ne fu nominato primo parroco, facendovi l'ingresso il 10 aprile 1909. In seguito dedicò la cappella della Vergine del Rosario al Santissimo Sacramento, con solenni celebrazioni dal 17 al 21 novembre 1911. La parrocchia comprendeva i tre rioni popolari Pozzocarrozza, nel quale fondò il 10 marzo 1916 la cappella del Sacro Cuore di Gesù, sede di una scuola di catechismo, La Cittadella e Senza Cristo.
Don Antonio fu direttore de L'Ape, quindicinale cattolico fondato nel 1909 dal vescovo Struffolini. Nell'agosto 1921 fondò il bollettino parrocchiale La Fiaccola, diventato dal 1923 bollettino della Pia Opera del Buon Consiglio.

Il Palladino lottò contro l'anticlericalismo di matrice sia socialista, sia liberale, sia massonico, assecondando l'azione del vescovo Angelo Stuffolini, che nel 1912 scrisse una lettera pastorale intitolata La massoneria.
Don Antonio si ispirava alla spiritualità di San Domenico di Guzmán. Il 27 agosto 1917 a Bari egli stesso si associò al Terz'Ordine Domenicano, col nome di fra Raimondo Maria. Il 25 novembre 1917 istituì nella parrocchia il Terz'Ordine Domenicano. Tale spiritualità influenzò molte delle 32 associazioni da lui fondate.
Nel primo Convegno dei Cattolici di Capitanata, presieduto da don Luigi Sturzo, svoltosi a Foggia il 9 e il 10 aprile 1918, il Palladino tenne un discorso sulla questione sociale, auspicando il sorgere di leghe cattoliche che opponessero «una diga validissima all'invadente fiumana dell'ateismo».

Per l'infanzia abbandonata don Antonio fece costruire nel rione Cittadella Traversi la Pia Opera del Buon Consiglio, della quale il vescovo Giovanni Sodo (1915-1930) benedisse la prima pietra il 14 settembre 1921. L'opera fu terminata dopo la sua morte. Una nobile famiglia di Torre del Greco (Napoli), tramite Angelina Colucci, sorella di Filomena, donò a don Antonio il dipinto della Madonna del Buon Consiglio, che fu collocato sull'altare maggiore nella chiesa. Alle fanciulle povere forniva il maritaggio, dote necessaria per potersi sposare.
Il 27 novembre 1921 don Antonio fondò la Cassa Rurale San Domenico, la prima del genere nella provincia di Foggia, approvata dal Tribunale di Lucera il 10 febbraio 1922, per aiutare agricoltori e operai.
Nel 1924 accusò i primi sintomi della malattia. Su un biglietto da visita a lui intestato don Antonio aggiunse a mano la data 4 gennaio 1926 e il seguente messaggio: «… ha il piacere di invitare Superiori, parenti, confratelli ed amici ad unirsi a lui nella S. Messa, che celebrerà in S. Domenico il 7 c. m. alle ore 9, in onore del S. Cuore per la Grazia concessagli della guarigione da una malattia, rimasta misteriosa dopo un anno di esperimenti e di cure, per la efficacissima intercessione della B. Vergine del B. Consiglio e di S. Teresa del Bambino Gesù. Domanda la carità della S. Comunione».

In realtà il miglioramento fu passeggero e don Antonio morì alle ore 11 del 15 maggio 1926. Per sua espressa volontà fu seppellito con l'abito domenicano. Il funerale si svolse il giorno 17.
Un manifesto voluto dai suoi amici, datato 16 maggio 1926, riportava queste parole: «Uomo di preclare virtù, civili e religiose, spese la Sua vita ed i Suoi averi fino all'ultima ora, per opere di fede e di beneficenza, spronando i deboli, incoraggiando i fedeli, sollevando i miseri e avendo cure speciali per l'infanzia abbandonata. Si ridusse povero, per Suo volere, e l'Anima Eletta e benedetta da tutti volò al Signore, per la meritata ricompensa».
Il foglio politico L'Impero del 20 maggio 1926 allegava alla cronaca della morte del Palladino una foto scattata dai fratelli Di Leno, che mostrava la strabocchevole folla al seguito del corteo funebre. Il giornale Il Foglietto del 20 maggio 1926 così scriveva: «Fu uomo di preclare virtù civili, spese la sua vita ed i suoi averi fino all'ultima ora, per opere di fede e di beneficenza, spronando i deboli, incoraggiando i fedeli, sollevando i miseri e avendo cure speciali per l'infanzia abbandonata». Don Vincenzo Tufariello (1878-1935), redattore del quindicinale L'Ape, così concluse il Discorso tenuto alla Pia Opera del Buon Consiglio nel trigesimo della tumulazione di Mons. Palladino: «Così muoiono i Santi e così è morto mons. Palladino. A lui il nostro saluto cristiano. Amico, riposa in pace».

A causa della prematura morte il Palladino non realizzò il sogno di fondare un istituto religioso femminile. Fu Ripalta Vasciaveo (1896-1941), sua figlia spirituale, che lo realizzò fondando la Congregazione delle Suore Domenicane del Santissimo Sacramento, approvata il 19 ottobre 1927 dal vescovo Giovanni Sodo. La Vasciaveo prese in religione il nome di Madre Tarcisia.
Il 9 gennaio 1948 i resti mortali di don Antonio furono traslati dalla tomba del Capitolo Cattedrale del cimitero di Cerignola alla chiesa della Pia Opera del Buon Consiglio, per volontà del vescovo Donato Pafundi (1946-1957), spinto dalla fama sanctitatis, della quale don Antonio godeva già in vita.
Don Antonio fu dichiarato Venerabile dal papa Benedetto XVI, che il 10 dicembre 2010 autorizzava il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a pubblicarne il decreto.
Il "prete fuori sacrestia" continua ancora oggi ad avvicinare le anime a Dio.

Dott. Angelo Disanto
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