Attualità
Domenico Farina, avvocato e autore di Cerignola: “Nei tribunali si impara a condividere i drammi umani”
Dopo “Mowgli-la favola di un randagio” ha pubblicato il volume intitolato “Vite segnate”
Cerignola - venerdì 5 gennaio 2024
C'è un filo (e neanche tanto sottile) che lega la pluriennale professione forense svolta dall'avvocato Domenico Farina e la sua prolifica e intensa attività di autore. "Non sono un vero scrittore-ci tiene a sottolineare- scrivo soprattutto per hobby. Per questo mi sta particolarmente a cuore il parere di chi mi legge, mi piace sapere se, ad esempio, i miei lettori colgono assonanze tra i miei libri e quelli di scrittori professionisti".
Non molto tempo fa Domenico Farina ha presentato al pubblico il libro "Mowgli-la favola di un randagio", devolvendo gli introiti delle vendite in beneficenza ai volontari che si occupano di cani e gatti bisognosi sul territorio.
Una lodevole iniziativa, nata dalla consapevolezza di quanta strada ci sia ancora da fare per assicurare il diritto degli animali ad un'esistenza dignitosa, e dall'incontro fortuito avvenuto in strada con un gatto randagio, Mowgli, appunto.
Oggi, invece, lo abbiamo intercettato per conoscere qualcosa del volume appena "sfornato" e già presente sulle piattaforme web in versione cartacea, che ha un titolo emblematico: "Vite segnate".
Buongiorno, avvocato. Viene subito da chiederci il perché di un titolo così forte, "Vite segnate": a cosa si riferisce?
"Penso che il titolo di un libro debba tentare di condensare la storia che narra, e questo non per indicare quale sarà il suo contenuto, ma per indirizzare il lettore verso la storia stessa. E allora Vite Segnate, perché credo che ognuno di noi nasca con un destino già predeterminato, c'è chi passerà bene la sua vita e chi invece dovrà arrangiarsi. Questo, come dire, è già scritto nel libro della vita di ciascuno di noi. Certo poi ognuno ci mette del proprio per vivere nel modo che ritiene migliore per sé, ma il grosso è già scritto, come dicevo, nel libro della vita. Basterà leggere la sinossi del libro per comprendere appieno quello che ho appena detto e rendersi conto che Michele, il protagonista del libro, aveva una vita già segnata, e non aggiungo altro per non far perdere il bello al lettore".
Da cosa ha tratto ispirazione per scrivere questo ultimo libro?
"Molti si chiedono, io stesso mi chiedevo, cosa ispira uno scrittore a scrivere qualcosa di ben determinato. Non sono mai riuscito a darmi una risposta concreta e reale, so solo che, spesso, mi viene in mente un qualcosa, un'idea, un dettaglio, che provo a mettere giù e poi, strada facendo, viene fuori una storia. Probabilmente è per questo motivo che nei libri che ho scritto c'è un po' di tutto: politica, legal thriller, libri autobiografici, storie di vita vissuta, e di recente anche storie di animali randagi come Mowgli"
Quanto incide la sua esperienza di avvocato nell'attività di scrittura?
"Mi ricollego alla domanda precedente, e dico subito che mi piace scrivere legal thriller poiché appunto prendo spunto dalla mia quotidiana attività forense. Trascorrere la vita nei tribunali significa assistere ed essere partecipe delle vicende umane, tristi, che purtroppo non sempre si risolvono al meglio. Significa condividere il percorso del processo con l'imputato o la parte civile, significa gioire di un risultato positivo o soffrire per uno negativo. Ma significa, soprattutto, vivere e convivere con i drammi umani, e mi riferisco non solo agli imputati, ma anche alle loro famiglie. Quando viene arrestato un uomo tutti gli danno addosso, soprattutto ora nell'era dei social, e nessuno pensa che dietro quest'uomo c'è la sua vita, la sua famiglia, la moglie, i figli. Ecco che la vita di un avvocato, almeno da questo punto di vista, è cruda e dura, ed è capace di suscitare emozioni forti. Dunque certamente la mia attività di avvocato incide sull'attività di scrittura e mi permette di "portare in piazza" le vicende o le miserie umane che si svolgono in tribunale. Certo le mie storie sono inventate, ma risentono sicuramente di quello che accade e che io vedo nei tribunali d'Italia".
Cosa rappresenta per lei la scrittura?
"Intanto io scrivo per passione, per hobby, perché scrivendo mi rilasso, penso, scrivo e mi rilasso. E poi scrivo per narrare storie che siano in grado di trasmettere messaggi utili a chi legge. Quando, per esempio, ho scritto "Mio Padre", ho parlato del male del secolo, il cancro, e dunque della sanità e di come funziona nel nostro Paese. Quando ho scritto "In piedi signori davanti ad una donna" ho parlato delle donne, della loro condizione nel corso dei secoli, del superamento dei limiti che ad essere erano stati imposti. Poi ho raccontato di mia mamma e del rapporto che avevo con lei, e del rapporto che ogni figlio dovrebbe avere con la propria madre.
Quando ho scritto "Mowgli-la favola di un randagio" ho parlato del problema del randagismo, delle associazioni di volontariato che se ne occupano, delle adozioni di animali, della mia personale vicenda quando ho preso dalla strada questo tenero gattino. Quando scrivo legal thriller descrivo invece il complicato mondo della giustizia, i suoi problemi, le criticità, i guasti di un sistema, la vita di chi incappa nei suoi meccanismi e meandri. Insomma, credo (o almeno spero) di lanciare messaggi e argomenti sui quali riflettere".
Da dove nasce la passione per la scrittura?
"Io scrivo praticamente da sempre: a scuola, con i miei amici, scrivevo i cosiddetti giornalini d'istituto, poi nelle associazioni giovanili scrivevo di politica, infine scrivevo e scrivo tutt'ora per il mio lavoro atti giudiziari di ogni tipo. Forse è per questo che, ad un certo punto, ho deciso di scrivere storie vere ed inventate per il semplice gusto di scrivere. Ho cominciato con "Quattro amici al bar- Storie di destra fra Cerignola e dintorni", raccontando episodi e vicende verificatesi nella destra a Cerignola e in aree più vaste. Ho cominciato così, poi evidentemente ci ho preso gusto, mi è piaciuto così tanto che ho continuato, continuo e continuerò ancora".
Attualmente il libro "Vite Segnate" si trova su tutte le piattaforme online (Youcanprint, Amazon, Mondadori, Ibs, Feltrinelli), ma solo in versione cartacea. A breve sarà disponibile anche in versione e-book.
L'autore conclude l'intervista con un appello: "Certo, Vite Segnate è un romanzo, una storia inventata, ma a volte certe cose succedono davvero. Pensate a Enzo Tortora, il caso più emblematico. Volete sapere come "funziona" un processo? Cosa passa nella testa di un imputato? Quello che può succedere quando chi giudica è prevenuto? Come cambia la vita delle persone? Leggete Vite Segnate e ve ne farete un'idea".
Non molto tempo fa Domenico Farina ha presentato al pubblico il libro "Mowgli-la favola di un randagio", devolvendo gli introiti delle vendite in beneficenza ai volontari che si occupano di cani e gatti bisognosi sul territorio.
Una lodevole iniziativa, nata dalla consapevolezza di quanta strada ci sia ancora da fare per assicurare il diritto degli animali ad un'esistenza dignitosa, e dall'incontro fortuito avvenuto in strada con un gatto randagio, Mowgli, appunto.
Oggi, invece, lo abbiamo intercettato per conoscere qualcosa del volume appena "sfornato" e già presente sulle piattaforme web in versione cartacea, che ha un titolo emblematico: "Vite segnate".
Buongiorno, avvocato. Viene subito da chiederci il perché di un titolo così forte, "Vite segnate": a cosa si riferisce?
"Penso che il titolo di un libro debba tentare di condensare la storia che narra, e questo non per indicare quale sarà il suo contenuto, ma per indirizzare il lettore verso la storia stessa. E allora Vite Segnate, perché credo che ognuno di noi nasca con un destino già predeterminato, c'è chi passerà bene la sua vita e chi invece dovrà arrangiarsi. Questo, come dire, è già scritto nel libro della vita di ciascuno di noi. Certo poi ognuno ci mette del proprio per vivere nel modo che ritiene migliore per sé, ma il grosso è già scritto, come dicevo, nel libro della vita. Basterà leggere la sinossi del libro per comprendere appieno quello che ho appena detto e rendersi conto che Michele, il protagonista del libro, aveva una vita già segnata, e non aggiungo altro per non far perdere il bello al lettore".
Da cosa ha tratto ispirazione per scrivere questo ultimo libro?
"Molti si chiedono, io stesso mi chiedevo, cosa ispira uno scrittore a scrivere qualcosa di ben determinato. Non sono mai riuscito a darmi una risposta concreta e reale, so solo che, spesso, mi viene in mente un qualcosa, un'idea, un dettaglio, che provo a mettere giù e poi, strada facendo, viene fuori una storia. Probabilmente è per questo motivo che nei libri che ho scritto c'è un po' di tutto: politica, legal thriller, libri autobiografici, storie di vita vissuta, e di recente anche storie di animali randagi come Mowgli"
Quanto incide la sua esperienza di avvocato nell'attività di scrittura?
"Mi ricollego alla domanda precedente, e dico subito che mi piace scrivere legal thriller poiché appunto prendo spunto dalla mia quotidiana attività forense. Trascorrere la vita nei tribunali significa assistere ed essere partecipe delle vicende umane, tristi, che purtroppo non sempre si risolvono al meglio. Significa condividere il percorso del processo con l'imputato o la parte civile, significa gioire di un risultato positivo o soffrire per uno negativo. Ma significa, soprattutto, vivere e convivere con i drammi umani, e mi riferisco non solo agli imputati, ma anche alle loro famiglie. Quando viene arrestato un uomo tutti gli danno addosso, soprattutto ora nell'era dei social, e nessuno pensa che dietro quest'uomo c'è la sua vita, la sua famiglia, la moglie, i figli. Ecco che la vita di un avvocato, almeno da questo punto di vista, è cruda e dura, ed è capace di suscitare emozioni forti. Dunque certamente la mia attività di avvocato incide sull'attività di scrittura e mi permette di "portare in piazza" le vicende o le miserie umane che si svolgono in tribunale. Certo le mie storie sono inventate, ma risentono sicuramente di quello che accade e che io vedo nei tribunali d'Italia".
Cosa rappresenta per lei la scrittura?
"Intanto io scrivo per passione, per hobby, perché scrivendo mi rilasso, penso, scrivo e mi rilasso. E poi scrivo per narrare storie che siano in grado di trasmettere messaggi utili a chi legge. Quando, per esempio, ho scritto "Mio Padre", ho parlato del male del secolo, il cancro, e dunque della sanità e di come funziona nel nostro Paese. Quando ho scritto "In piedi signori davanti ad una donna" ho parlato delle donne, della loro condizione nel corso dei secoli, del superamento dei limiti che ad essere erano stati imposti. Poi ho raccontato di mia mamma e del rapporto che avevo con lei, e del rapporto che ogni figlio dovrebbe avere con la propria madre.
Quando ho scritto "Mowgli-la favola di un randagio" ho parlato del problema del randagismo, delle associazioni di volontariato che se ne occupano, delle adozioni di animali, della mia personale vicenda quando ho preso dalla strada questo tenero gattino. Quando scrivo legal thriller descrivo invece il complicato mondo della giustizia, i suoi problemi, le criticità, i guasti di un sistema, la vita di chi incappa nei suoi meccanismi e meandri. Insomma, credo (o almeno spero) di lanciare messaggi e argomenti sui quali riflettere".
Da dove nasce la passione per la scrittura?
"Io scrivo praticamente da sempre: a scuola, con i miei amici, scrivevo i cosiddetti giornalini d'istituto, poi nelle associazioni giovanili scrivevo di politica, infine scrivevo e scrivo tutt'ora per il mio lavoro atti giudiziari di ogni tipo. Forse è per questo che, ad un certo punto, ho deciso di scrivere storie vere ed inventate per il semplice gusto di scrivere. Ho cominciato con "Quattro amici al bar- Storie di destra fra Cerignola e dintorni", raccontando episodi e vicende verificatesi nella destra a Cerignola e in aree più vaste. Ho cominciato così, poi evidentemente ci ho preso gusto, mi è piaciuto così tanto che ho continuato, continuo e continuerò ancora".
Attualmente il libro "Vite Segnate" si trova su tutte le piattaforme online (Youcanprint, Amazon, Mondadori, Ibs, Feltrinelli), ma solo in versione cartacea. A breve sarà disponibile anche in versione e-book.
L'autore conclude l'intervista con un appello: "Certo, Vite Segnate è un romanzo, una storia inventata, ma a volte certe cose succedono davvero. Pensate a Enzo Tortora, il caso più emblematico. Volete sapere come "funziona" un processo? Cosa passa nella testa di un imputato? Quello che può succedere quando chi giudica è prevenuto? Come cambia la vita delle persone? Leggete Vite Segnate e ve ne farete un'idea".