Attualità
Discoteche chiuse, la reazione degli imprenditori del settore
SILB FIPE: “Osserveremo nei prossimi mesi se, a discoteche chiuse, il “contagio” si fermerà. Per ora chiediamo al Governo AIUTI FATTIVI per le nostre aziende”
Italia - domenica 16 agosto 2020
19.42
A poche ore dalla pubblicazione dell'ordinanza emessa dal Ministro della Salute, on. Roberto Speranza, che dispone la chiusura delle sale da ballo all'aprto e al chiuso, delle discoteche e locali assimilati si registra la replica del SILB FIPE (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento, di Ballo e di Spettacolo). Il pubblico documento del SILB FIPE contesta l'ordinanza del Ministro Speranza e, in particolar modo, evidenzia una sorta di disparità di trattemento tra imprese, messa in atto dal Governo.
"Chiusura di attività di intrattenimento? Non ci sentiamo responsabili.
La Conferenza Stato – Regioni decreta la chiusra delle attività di intrattenimento. Prendiamo atto del provvedimento basato su un aumento dei contagi.
NON CI SENTIAMO RESPONSABILI.
Le nostre attività hanno lavorato al pari di altri settori della società: la gente vive a contatto e spesso si assembra in ogni dove da due mesi a questa parte. In spiaggia, al bar, per strada, ovunque. Nonostante ciò tutte le attività restano aperte".
Dopo aver chiarito che gli "assembramenti, non avvenono solo in discoteca ma in qualunque posto, il SILB FIPE sottolinea che, come sempre, le discoteche sono il caprio espiatorio di una serie di piaghe sociali, ultima quella dell'aumento dei contagi.
"MA LA DISCOTECA E' COME SEMPRE UN GRANDIOSO CAPRO ESPIATORIO.
Capro espiatorio di piaghe sociali come l'alcol, la droga, la violenza, che secondo le statistiche trovano sfogo al di fuori di essa e non dentro. E ora, capro espiatorio di un virus che ci risulta di carica virale bassissima. Secondo il titolare del reparto di microbiologia di Treviso, addirittura difficile e da trovare.
Abbiamo sanificato, tracciato, imposto regole come tutti. E ora pare che l'avanzamento del virus sia imputabile a noi, ai giovani e alle vacanze.
Ma una cosa faremo: osserveremo nei prossimi mesi se, a discoteche chiuse, il "contagio" si fermerà"
Ordinanza non accettata dagli imprenditori del settore che, dopo aver patito il drammatico periodo del lockdown, si ritrovano nuovamente con la propria attività chiusa e ingenti danni da sopportare. Questa la motivazione che li induce a "pretendere" un aiuto dal Governo che commette l'errore, a loro avviso, di penalizzare l'intero comparto a causa di una minoranza incapace di far rispettare le regole. Di qui l'incapacità dello Stato di attivare gli opportuni controlli.
"LO OSSERVEREMO ATTENTAMENTE e agiremo di conseguenza.
Per ora chiediamo al Governo AIUTI FATTIVI per le nostre aziende, che sono chiuse da fine febbraio e hanno dipendenti, affitti, tasse da pagare come tutte le altre realtà imprenditoriali.
A fine emergenza chiariremo a media e opinione pubblica la sostanza di un pregiudizio vergognoso.
Qualunque categoria sociale ha le pecore nere. Ciò, però, non significa che la categoria sia nera.
Se un insegnante vessa i ragazzi non significa che tutto il corpo docente sia da infamare. Se uno su tremila non rispetta le regole non significa che gli altri 2999 siano rei di comportamenti irresponsabili.
La discoteca è un luogo come altri, gestita da imprenditori che fanno rispettare le regole. I comportamenti non sono imputabili al luogo bensì agli esseri umani che li compiono.
Dentro una discoteca così come altrove".
"Chiusura di attività di intrattenimento? Non ci sentiamo responsabili.
La Conferenza Stato – Regioni decreta la chiusra delle attività di intrattenimento. Prendiamo atto del provvedimento basato su un aumento dei contagi.
NON CI SENTIAMO RESPONSABILI.
Le nostre attività hanno lavorato al pari di altri settori della società: la gente vive a contatto e spesso si assembra in ogni dove da due mesi a questa parte. In spiaggia, al bar, per strada, ovunque. Nonostante ciò tutte le attività restano aperte".
Dopo aver chiarito che gli "assembramenti, non avvenono solo in discoteca ma in qualunque posto, il SILB FIPE sottolinea che, come sempre, le discoteche sono il caprio espiatorio di una serie di piaghe sociali, ultima quella dell'aumento dei contagi.
"MA LA DISCOTECA E' COME SEMPRE UN GRANDIOSO CAPRO ESPIATORIO.
Capro espiatorio di piaghe sociali come l'alcol, la droga, la violenza, che secondo le statistiche trovano sfogo al di fuori di essa e non dentro. E ora, capro espiatorio di un virus che ci risulta di carica virale bassissima. Secondo il titolare del reparto di microbiologia di Treviso, addirittura difficile e da trovare.
Abbiamo sanificato, tracciato, imposto regole come tutti. E ora pare che l'avanzamento del virus sia imputabile a noi, ai giovani e alle vacanze.
Ma una cosa faremo: osserveremo nei prossimi mesi se, a discoteche chiuse, il "contagio" si fermerà"
Ordinanza non accettata dagli imprenditori del settore che, dopo aver patito il drammatico periodo del lockdown, si ritrovano nuovamente con la propria attività chiusa e ingenti danni da sopportare. Questa la motivazione che li induce a "pretendere" un aiuto dal Governo che commette l'errore, a loro avviso, di penalizzare l'intero comparto a causa di una minoranza incapace di far rispettare le regole. Di qui l'incapacità dello Stato di attivare gli opportuni controlli.
"LO OSSERVEREMO ATTENTAMENTE e agiremo di conseguenza.
Per ora chiediamo al Governo AIUTI FATTIVI per le nostre aziende, che sono chiuse da fine febbraio e hanno dipendenti, affitti, tasse da pagare come tutte le altre realtà imprenditoriali.
A fine emergenza chiariremo a media e opinione pubblica la sostanza di un pregiudizio vergognoso.
Qualunque categoria sociale ha le pecore nere. Ciò, però, non significa che la categoria sia nera.
Se un insegnante vessa i ragazzi non significa che tutto il corpo docente sia da infamare. Se uno su tremila non rispetta le regole non significa che gli altri 2999 siano rei di comportamenti irresponsabili.
La discoteca è un luogo come altri, gestita da imprenditori che fanno rispettare le regole. I comportamenti non sono imputabili al luogo bensì agli esseri umani che li compiono.
Dentro una discoteca così come altrove".