Didattica a distanza, attenti alla privacy
Uno studio intenazionale mette in luce i rischi legati all’uso delle piattaforme online utilizzate per la DAD
Cerignola - domenica 1 novembre 2020
10.20
Dati sensibili a rischio per i docenti e gli alunni in DAD. Giulia Priora e Giulia Schnieder, due ricercatrici della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, in uno studio che ha coinvolto otto ricercatori di atenei italiani e stranieri, hanno evidenziato come la formazione scolastica a distanza non sia al riparo da rischi di violazione e divulgazione dei dati sensibili di docenti e alunni. Le ricercatrici hanno esaminato nove delle piattaforme online più utilizzate e il responso è stato che: «i servizi online lasciano istituzioni, insegnanti e studenti esposti a rischi legali, spesso di natura fondamentale».
La ricerca intitolata: "Didattica a distanza nell'Università post-pandemia. Uno studio su copyright e protezione dei dati personali nei servizi online", ha evidenziato come la DAD (didattica a distanza), che tanto sta supplendo alla mancanza delle lezioni in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado, non sia sufficientemente al riparo dai rischi che si corrono in merito alla raccolta e utilizzo dei dati personali degli utenti. Secondo le due assegniste di ricerca: «emerge infatti quanto non sia sempre facile capire quali dati vengono trattati, per quali scopi e secondo quali basi giuridiche, sebbene la legislazione europea in merito si sia recentemente consolidata e modernizzata a grande tutela della privacy degli utenti digitali con l'adozione del regolamento europeo su privacy e dati».
Una conseguenza positiva questo studio l'ha già avuta. Gli amministratori di alcune piattaforme hanno approfittato della ricerca per chiedere, agli autori della stessa, consigli su come perfezionare i termini di utilizzo delle licenze di questi strumenti. Le clausole contrattuali relative al consenso al trattamento dei dati sono infatti risultate le più fumose. Così come, in merito alla condivisione di contenuti protetti da copyright, si assiste ad un'attività di controllo da parte dei docenti, responsabili anche della legalità dei materiali divulgati dagli studenti. Ciò può comportare però una forte limitazione all'uso di articoli, stralci di libri e spezzoni di film a fini didattici, per evitare la sospensione degli account.
Giulia Priora è convinta che lo studio debba proseguire anche con l'aiuto delle università straniere, in modo da: «aiutare gli istituti scolastici a fare delle scelte responsabili relative a quali strumenti utilizzare per supportare l'erogazione dei propri corsi di laurea, garantendo al contempo il rispetto degli obblighi nei confronti dei propri studenti e la salvaguardia dei propri interessi e, non da meno, sfruttando una preziosa occasione per rendere la tecnologia veicolo di inclusività, qualità e avanguardia nella didattica universitaria».
La ricerca intitolata: "Didattica a distanza nell'Università post-pandemia. Uno studio su copyright e protezione dei dati personali nei servizi online", ha evidenziato come la DAD (didattica a distanza), che tanto sta supplendo alla mancanza delle lezioni in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado, non sia sufficientemente al riparo dai rischi che si corrono in merito alla raccolta e utilizzo dei dati personali degli utenti. Secondo le due assegniste di ricerca: «emerge infatti quanto non sia sempre facile capire quali dati vengono trattati, per quali scopi e secondo quali basi giuridiche, sebbene la legislazione europea in merito si sia recentemente consolidata e modernizzata a grande tutela della privacy degli utenti digitali con l'adozione del regolamento europeo su privacy e dati».
Una conseguenza positiva questo studio l'ha già avuta. Gli amministratori di alcune piattaforme hanno approfittato della ricerca per chiedere, agli autori della stessa, consigli su come perfezionare i termini di utilizzo delle licenze di questi strumenti. Le clausole contrattuali relative al consenso al trattamento dei dati sono infatti risultate le più fumose. Così come, in merito alla condivisione di contenuti protetti da copyright, si assiste ad un'attività di controllo da parte dei docenti, responsabili anche della legalità dei materiali divulgati dagli studenti. Ciò può comportare però una forte limitazione all'uso di articoli, stralci di libri e spezzoni di film a fini didattici, per evitare la sospensione degli account.
Giulia Priora è convinta che lo studio debba proseguire anche con l'aiuto delle università straniere, in modo da: «aiutare gli istituti scolastici a fare delle scelte responsabili relative a quali strumenti utilizzare per supportare l'erogazione dei propri corsi di laurea, garantendo al contempo il rispetto degli obblighi nei confronti dei propri studenti e la salvaguardia dei propri interessi e, non da meno, sfruttando una preziosa occasione per rendere la tecnologia veicolo di inclusività, qualità e avanguardia nella didattica universitaria».