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Dibattito al Comune di Cerignola sul referendum del 17 Aprile
E’ stato organizzato l’8 Aprile scorso da Lions Club Cerignola e Rotary International
Cerignola - lunedì 11 aprile 2016
19.35
E' importante andare a votare il 17 Aprile, certo, ma è ancora più importante che si conoscano le ragioni del "SI" e del "No" di questo referendum che riguarda tutti noi, e non soltanto i più fervidi ambientalisti. Per questo, con l'approssimarsi della data, si stanno moltiplicando gli incontri informativi aperti ai cittadini su questo argomento. Uno si questi è stato organizzato venerdì scorso dal Lions Club Cerignola e il Rotary presso la sala consiliare del Comune di Cerignola con la partecipazione della rappresentante del Comitato No Triv Patrizia Lusi e i giornalisti Tito Manlio Altomare ed Enrico Ciccarelli. L'incontro è stato interessante poiché ogni intervento verteva appunto sulla spiegazione delle ragioni che sottendono alla scelta del "SI" o del "No".
E' fondamentale che ogni singolo elettore sia consapevole di fronte ad una tematica di cui fino ad ora non si è parlato molto e che, invece, è di grande priorità per il nostro Paese. Il governo italiano, con una scelta discutibile, ha fissato al 17 aprile prossimo la data del referendum abrogativo sulle piattaforme petrolifere promosso da 9 regioni italiane. L'oggetto del referendum è la norma introdotta con l'ultima legge finanziaria, che consente alle società concessionarie del diritto di coltivazione dei giacimenti petroliferi a mare entro le 12 miglia marine di poter sfruttare i giacimenti fino al loro esaurimento, anche se entro le 12 miglia resta vietata la concessione di nuove concessioni di ricerca e coltivazione.
Per i sostenitori del "no" questa norma è giusta in quanto per loro non ha senso "tappare" il foro mentre c'è ancora gas e petrolio da estrarre, e inoltre ritengono che una vittoria del "si" sarebbe pericolosa in quanto bloccherebbe un settore in cui siamo all'avanguardia provocando migliaia di disoccupati.
Altri argomenti citati dai fautori del no riguardano l'aumento delle importazioni dall'estero con il conseguente incremento del numero di petroliere che circolano sui nostri mari e approdano sui nostri porti. Inoltre i fautori del no sostengono che la vittoria del si al referendum non comporterebbe un divieto alle trivelle e nemmeno alle piattaforme oltre le 12 miglia marine.
Per questo accusano i comitati No Triv di truffare gli elettori, sostengono che dalle piattaforme si estrae prevalentemente gas, ma poi dicono che la vittoria del si, producendo uno stop immediato alle estrazioni, comporterebbe un aumento del traffico di petroliere. Il referendum interesserà in modo diretto solo diciassette concessioni da cui si estrae il 2,1 % dei consumi nazionali di gas e lo 0,8 % dei consumi nazionali di petrolio gas.
In realtà, come è stato chiaramente spiegato durante l'incontro, la vittoria del si non comporterà uno stop immediato delle piattaforme che, purtroppo, continueranno a restare al loro posto fino alla scadenza della concessione. Quindi non c'è alcun pericolo per il fabbisogno nazionale e non vi sarà alcuna perdita di posti di lavoro, che sono pochissimi, spesso di tecnici specializzati stranieri, poichè scadrebbero al termine del contratto. E' stato il decreto Sblocca Italia del Governo Renzi a dare il via libera per consentire i lavori di trivellazione, sia in mare che in terra, su tutta la penisola italiana.
La cosa sconcertante è che non ci sono limiti né vincoli per le multinazionali, con un impatto ambientale devastante sul territorio. Oggi si può ricorrere a fonti di energia alternative, come ad esempio l'eolica o la solare, è inutile e deleterio continuare ad insistere sugli idrocarburi fossili come il petrolio, ben conoscendo le enormi conseguenze che derivano dal suo utilizzo sopratutto nella nostra regione Puglia che, grazie al turismo balneare e ambientale, è un importante centro di attrazione turistica.
E' fondamentale che ogni singolo elettore sia consapevole di fronte ad una tematica di cui fino ad ora non si è parlato molto e che, invece, è di grande priorità per il nostro Paese. Il governo italiano, con una scelta discutibile, ha fissato al 17 aprile prossimo la data del referendum abrogativo sulle piattaforme petrolifere promosso da 9 regioni italiane. L'oggetto del referendum è la norma introdotta con l'ultima legge finanziaria, che consente alle società concessionarie del diritto di coltivazione dei giacimenti petroliferi a mare entro le 12 miglia marine di poter sfruttare i giacimenti fino al loro esaurimento, anche se entro le 12 miglia resta vietata la concessione di nuove concessioni di ricerca e coltivazione.
Per i sostenitori del "no" questa norma è giusta in quanto per loro non ha senso "tappare" il foro mentre c'è ancora gas e petrolio da estrarre, e inoltre ritengono che una vittoria del "si" sarebbe pericolosa in quanto bloccherebbe un settore in cui siamo all'avanguardia provocando migliaia di disoccupati.
Altri argomenti citati dai fautori del no riguardano l'aumento delle importazioni dall'estero con il conseguente incremento del numero di petroliere che circolano sui nostri mari e approdano sui nostri porti. Inoltre i fautori del no sostengono che la vittoria del si al referendum non comporterebbe un divieto alle trivelle e nemmeno alle piattaforme oltre le 12 miglia marine.
Per questo accusano i comitati No Triv di truffare gli elettori, sostengono che dalle piattaforme si estrae prevalentemente gas, ma poi dicono che la vittoria del si, producendo uno stop immediato alle estrazioni, comporterebbe un aumento del traffico di petroliere. Il referendum interesserà in modo diretto solo diciassette concessioni da cui si estrae il 2,1 % dei consumi nazionali di gas e lo 0,8 % dei consumi nazionali di petrolio gas.
In realtà, come è stato chiaramente spiegato durante l'incontro, la vittoria del si non comporterà uno stop immediato delle piattaforme che, purtroppo, continueranno a restare al loro posto fino alla scadenza della concessione. Quindi non c'è alcun pericolo per il fabbisogno nazionale e non vi sarà alcuna perdita di posti di lavoro, che sono pochissimi, spesso di tecnici specializzati stranieri, poichè scadrebbero al termine del contratto. E' stato il decreto Sblocca Italia del Governo Renzi a dare il via libera per consentire i lavori di trivellazione, sia in mare che in terra, su tutta la penisola italiana.
La cosa sconcertante è che non ci sono limiti né vincoli per le multinazionali, con un impatto ambientale devastante sul territorio. Oggi si può ricorrere a fonti di energia alternative, come ad esempio l'eolica o la solare, è inutile e deleterio continuare ad insistere sugli idrocarburi fossili come il petrolio, ben conoscendo le enormi conseguenze che derivano dal suo utilizzo sopratutto nella nostra regione Puglia che, grazie al turismo balneare e ambientale, è un importante centro di attrazione turistica.