Territorio
Di Vittorio: patrimonio di Cerignola, della Puglia, del Mezzogiorno, d’Italia
Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro: con questa, saggia e profetica massima lo scrittore cileno, Luis Sepulveda ci indicava qual è la via maestra.
Cerignola - martedì 8 novembre 2016
15.20 Comunicato Stampa
Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro: con questa, saggia e profetica massima lo scrittore cileno, Luis Sepulveda ci indicava qual è la via maestra. Quindi non possiamo non apprezzare, comunque, le due Giornate del 3 e 4 novembre u.s., dedicate all'anniversario della morte dell'on. Giuseppe Di Vittorio.
E' certamente da considerare positivamente il patrocinio, convinto e non solo formale, delle Istituzioni tra cui collochiamo in primo luogo quello dell'Università di Foggia, con l'intervento del magnifico Rettore, prof. M. Ricci, così come è apprezzabile l'intervento del Sindaco di Cerignola, avv. Metta, e della prof. Silvia Berti, docente de "La Sapienza" e nipote del grande sindacalista, non che l'impegno profuso dalla CGIL, dalla Fondazione e "Casa Di Vittorio". Purtuttavia, non ci si può esimere da un certo dissenso sulla metodologia, nel senso che tale gestione della cultura politica, della comunicazione pubblica e in definitiva dell'immagine di una personalità di tale e tanto spessore e rilevanza, ultra-nazionale, appare alquanto riduttiva o parziale.
Vorremmo semplicemente esprimere l'avviso che appare ancora inadeguata l'attività di studio, ricerca, documentazione, promozione e valorizzazione rispetto alla dimensione umana di chi ebbe la forza, la capacità ed il coraggio di tradurre, sempre con onestà intellettuale, le proprie idee ed opinioni in un'azione politica, sindacale e parlamentare di alto profilo. A tal riguardo si può verificare il lavoro svolto, negli ultimi lustri, a Melfi a beneficio dell'on. Francesco Nitti, affinchè si possa meglio approfondire l'aspetto istituzionale dell'attività svolta da Di Vittorio, diffondendone e promuovendone in campo accademico e scolastico l'imperituro esempio ai fini educativi, formativi e civici per una sorta di rinascimento del mondo lavorativo e rilancio del settore primario.
In buona sostanza va pubblicizzato e descritto con dovizia di particolari e di episodi storici l'impegno di Peppino Di Vittorio nei lavori parlamentari dell'Assemblea Costituente, condotti con serietà e preparazione, tant'è che si può notare con quanta energia e coerenza affrontasse nel dibattito, con riguardo ai temi del lavoro e della tutela delle categorie operaie, deputati non meno ferrati, letterariamente, come Amintore Fanfani. Come, del resto, sembra edificante e corretto per ragioni storiografiche riportare e rendere noto il rapporto di stima e di rispetto reciproci che l'on. Di Vittorio ebbe con l'on. Pavoncelli, uno dei massimi latifondisti dell'epoca (fatto testimoniato dalla lettera in cui il primo ringrazia, molto cordialmente, il secondo per un gesto di generosità).
E va sottolineato che nell'attuale società in cui la rettitudine morale, l'onestà e l'impegno civico/senso dello Stato non spiccano, queste due personalità, così differenti per censo e ideologia, costituiscono un vero, indiscusso baluardo, colonne indelebili che dobbiamo assolutamente custodire, così come indicato dall'art. 3 dello Statuto sociale dell'Associazione Fondazione Giuseppe Pavoncelli.
Ora, superate da tempo le vecchie, inaccettabili resistenze all'interno di un partito che doveva "emanciparsi" democraticamente e fare il salto di qualità avendo alla guida Enrico Berlinguer (a via Botteghe oscure Di Vittorio non era proprio amato a causa della propria indipendenza di pensiero), è auspicabile una più chiara ed inequivoca apertura alla società civile che possa, finalmente, legittimare in modo ancor più netto ed obiettivo un combattente leale che da bracciante divenne Deputato della Repubblica e, quale fondatore del primo sindacato, seppe difendere ed esaltare la dignità umana dei lavoratori. Il fine di una tale unità, auspicata , scaturirebbe dalla condivisione a livello istituzionale, nazionale e territoriale, pubblico e privato, tra chi lo aveva avversato e chi non l'aveva compreso, soprattutto tra quanti ancora si ostinano a non conoscerlo anche a ragione del fatto che, forse, il ricordo ufficiale e le commemorazioni solenni del nostro, illustre concittadino restano, erroneamente, nell'immaginario popolare come una specie di proprietà esclusiva della "Camera del lavoro", come presunta appartenenza al sindacato "di massa" o all'associazione omonima sotto l'egida della Famiglia, piuttosto che divenire ed essere patrimonio culturale e politico, nel suo significato più alto e nobile, di ognuno di noi, cerignolani residenti, in Roma o all'estero, che siamo legati alla nostra, amata terra e siamo in grado (dobbiamo esserlo!) di rileggere le pagine della storia in modo obiettivo, acritico e senza remore.
Roma, 8 nov. '16
E' certamente da considerare positivamente il patrocinio, convinto e non solo formale, delle Istituzioni tra cui collochiamo in primo luogo quello dell'Università di Foggia, con l'intervento del magnifico Rettore, prof. M. Ricci, così come è apprezzabile l'intervento del Sindaco di Cerignola, avv. Metta, e della prof. Silvia Berti, docente de "La Sapienza" e nipote del grande sindacalista, non che l'impegno profuso dalla CGIL, dalla Fondazione e "Casa Di Vittorio". Purtuttavia, non ci si può esimere da un certo dissenso sulla metodologia, nel senso che tale gestione della cultura politica, della comunicazione pubblica e in definitiva dell'immagine di una personalità di tale e tanto spessore e rilevanza, ultra-nazionale, appare alquanto riduttiva o parziale.
Vorremmo semplicemente esprimere l'avviso che appare ancora inadeguata l'attività di studio, ricerca, documentazione, promozione e valorizzazione rispetto alla dimensione umana di chi ebbe la forza, la capacità ed il coraggio di tradurre, sempre con onestà intellettuale, le proprie idee ed opinioni in un'azione politica, sindacale e parlamentare di alto profilo. A tal riguardo si può verificare il lavoro svolto, negli ultimi lustri, a Melfi a beneficio dell'on. Francesco Nitti, affinchè si possa meglio approfondire l'aspetto istituzionale dell'attività svolta da Di Vittorio, diffondendone e promuovendone in campo accademico e scolastico l'imperituro esempio ai fini educativi, formativi e civici per una sorta di rinascimento del mondo lavorativo e rilancio del settore primario.
In buona sostanza va pubblicizzato e descritto con dovizia di particolari e di episodi storici l'impegno di Peppino Di Vittorio nei lavori parlamentari dell'Assemblea Costituente, condotti con serietà e preparazione, tant'è che si può notare con quanta energia e coerenza affrontasse nel dibattito, con riguardo ai temi del lavoro e della tutela delle categorie operaie, deputati non meno ferrati, letterariamente, come Amintore Fanfani. Come, del resto, sembra edificante e corretto per ragioni storiografiche riportare e rendere noto il rapporto di stima e di rispetto reciproci che l'on. Di Vittorio ebbe con l'on. Pavoncelli, uno dei massimi latifondisti dell'epoca (fatto testimoniato dalla lettera in cui il primo ringrazia, molto cordialmente, il secondo per un gesto di generosità).
E va sottolineato che nell'attuale società in cui la rettitudine morale, l'onestà e l'impegno civico/senso dello Stato non spiccano, queste due personalità, così differenti per censo e ideologia, costituiscono un vero, indiscusso baluardo, colonne indelebili che dobbiamo assolutamente custodire, così come indicato dall'art. 3 dello Statuto sociale dell'Associazione Fondazione Giuseppe Pavoncelli.
Ora, superate da tempo le vecchie, inaccettabili resistenze all'interno di un partito che doveva "emanciparsi" democraticamente e fare il salto di qualità avendo alla guida Enrico Berlinguer (a via Botteghe oscure Di Vittorio non era proprio amato a causa della propria indipendenza di pensiero), è auspicabile una più chiara ed inequivoca apertura alla società civile che possa, finalmente, legittimare in modo ancor più netto ed obiettivo un combattente leale che da bracciante divenne Deputato della Repubblica e, quale fondatore del primo sindacato, seppe difendere ed esaltare la dignità umana dei lavoratori. Il fine di una tale unità, auspicata , scaturirebbe dalla condivisione a livello istituzionale, nazionale e territoriale, pubblico e privato, tra chi lo aveva avversato e chi non l'aveva compreso, soprattutto tra quanti ancora si ostinano a non conoscerlo anche a ragione del fatto che, forse, il ricordo ufficiale e le commemorazioni solenni del nostro, illustre concittadino restano, erroneamente, nell'immaginario popolare come una specie di proprietà esclusiva della "Camera del lavoro", come presunta appartenenza al sindacato "di massa" o all'associazione omonima sotto l'egida della Famiglia, piuttosto che divenire ed essere patrimonio culturale e politico, nel suo significato più alto e nobile, di ognuno di noi, cerignolani residenti, in Roma o all'estero, che siamo legati alla nostra, amata terra e siamo in grado (dobbiamo esserlo!) di rileggere le pagine della storia in modo obiettivo, acritico e senza remore.
Roma, 8 nov. '16
IL PRESIDENTE
Dott. Michele MARINO
Dott. Michele MARINO