Danilo Quarto si racconta: “Con il Cerignola è stato amore a prima vista”
La sua avventura calcistica con l'Audace è finita, ma la stima per i tifosi e i giocatori giallo blu rimane
Cerignola - domenica 12 giugno 2022
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Non si guida una squadra solo con la tecnica e la determinazione, ma anche con il cuore. Lo ha dimostrato senza alcun dubbio Danilo Quarto, ex Presidente dell'Audace Cerignola, passionale condottiero che ha portato la squadra giallo blu a realizzare il sogno della serie C.
Lo abbiamo raggiunto per rivolgergli alcune domande che ci paiono doverose, a conclusione della sua "avventura" con la squadra dell'Audace Cerignola.
R: Ha lasciato un grande ricordo nel cuore dei tifosi giallo blu. Quali sono stati, secondo Lei, i motivi di questo feeling che è riuscito a creare con la tifoseria e con la squadra?
DQ: E' stato amore a prima vista. Ho preso la società da Luigi Caterino, dal quale ho rilevato l'intero pacchetto, ossia il 100% delle quote. Io venivo già da 4 campionati vinti di fila, impresa riuscita a pochissimi presidenti nel mondo del calcio. Ho portato subito una ventata di entusiasmo, allestendo una squadra importante, e soprattutto ho consegnato al Mister e al suo staff un organico completo per l'inizio della preparazione. Non ho mai fatto promesse, nonostante sapessi che con il mio modo di fare calcio avrei conseguito un traguardo storico. La tifoseria è stata fantastica, ed ha apprezzato anche la mia umiltà e le mie competenze in questo sport.
R: Più volte Lei è stato definito come un grande motivatore. Quanto conta, per una squadra, avere qualcuno come lei che ha creduto fino in fondo nel suo successo?
DQ: Per me le motivazioni, nel calcio come nella vita, sono tutto. Per come sono io non parteciperò mai ad un campionato per fare la comparsa. Ogni calciatore e componente del mio staff ha sempre saputo che quei 90 minuti sul rettangolo verde sono una vera e propria guerra da vincere e da combattere sino alla fine. Altrimenti a cosa serve fare punti nel calcio?
R: Senza entrare nel merito della questione, si aspettava un epilogo diverso con la società Audace Cerignola?
DQ: Forse la mia figura era troppo ingombrante, non so. Non ho ricevuto neppure l'invito alla festa dei 110 anni e per la promozione. Vedevo pergamene consegnate a tutti i tesserati per il raggiungimento della serie C attesa da quasi un secolo. Non so cosa sia successo: fatto sta che io e il direttore De Lorenzis non siamo stati invitati, e del motivo non ne ho idea. Io ho un modo di vedere e intendere il calcio, ognuno ha il proprio. Alla fine contano i fatti, e questi dicono che ho disputato 5 campionati e ne ho vinti altrettanti.
R: Cerignola è una città complicata, e il calcio rappresenta anche un riscatto dopo tanti anni di buio. Quali sono gli scenari calcistici che intravede per l'Audace Cerignola?
DQ: Avevo promesso che si sarebbe parlato di Cerignola in tutta Italia, e così è stato. In un solo anno sui social ufficiali dell'Audace Cerignola si sono aggiunti circa 8000 contatti. Il video della mia presentazione di un anno fa ha totalizzato circa 1 milione di visualizzazioni in 24 ore. Questi dati non possono essere trascurati, sono importantissimi.
R: Nel calcio contano i numeri, e i numeri sono decisamente dalla Sua parte. Il futuro di Danilo Quarto è ancora nel calcio, quindi?
DQ: Da quando sono nato io mi sono nutrito di pane e pallone. Le mie conoscenze in questa disciplina sportiva sono infinite. E' un mondo che mi appartiene, e per me vincere non è tutto, è una sorta di ossessione. Ho il 91% di vittorie in tutte le mie stagioni calcistiche, e con questi risultati a soli 38 anni non vedo proprio perché dovrei fermarmi.
R: Riuscirebbe a descrivere con un solo aggettivo l'esperienza vissuta con l'Audace Cerignola?
DQ: Irripetibile.
R: Qual è il suo modo di fare calcio? Perché è vincente?
DQ: Il mio calcio è fatto di abnegazione, programmazione, meticolosità, nulla viene lasciato al caso. Io ho cura e attenzione per tutto, dall'aspetto tecnico a quello organizzativo, dedico 24 ore al giorno alle mie squadre. Io ho il calcio nelle vene, che piaccia o no, il mio è un calcio passionale.
Lo abbiamo raggiunto per rivolgergli alcune domande che ci paiono doverose, a conclusione della sua "avventura" con la squadra dell'Audace Cerignola.
R: Ha lasciato un grande ricordo nel cuore dei tifosi giallo blu. Quali sono stati, secondo Lei, i motivi di questo feeling che è riuscito a creare con la tifoseria e con la squadra?
DQ: E' stato amore a prima vista. Ho preso la società da Luigi Caterino, dal quale ho rilevato l'intero pacchetto, ossia il 100% delle quote. Io venivo già da 4 campionati vinti di fila, impresa riuscita a pochissimi presidenti nel mondo del calcio. Ho portato subito una ventata di entusiasmo, allestendo una squadra importante, e soprattutto ho consegnato al Mister e al suo staff un organico completo per l'inizio della preparazione. Non ho mai fatto promesse, nonostante sapessi che con il mio modo di fare calcio avrei conseguito un traguardo storico. La tifoseria è stata fantastica, ed ha apprezzato anche la mia umiltà e le mie competenze in questo sport.
R: Più volte Lei è stato definito come un grande motivatore. Quanto conta, per una squadra, avere qualcuno come lei che ha creduto fino in fondo nel suo successo?
DQ: Per me le motivazioni, nel calcio come nella vita, sono tutto. Per come sono io non parteciperò mai ad un campionato per fare la comparsa. Ogni calciatore e componente del mio staff ha sempre saputo che quei 90 minuti sul rettangolo verde sono una vera e propria guerra da vincere e da combattere sino alla fine. Altrimenti a cosa serve fare punti nel calcio?
R: Senza entrare nel merito della questione, si aspettava un epilogo diverso con la società Audace Cerignola?
DQ: Forse la mia figura era troppo ingombrante, non so. Non ho ricevuto neppure l'invito alla festa dei 110 anni e per la promozione. Vedevo pergamene consegnate a tutti i tesserati per il raggiungimento della serie C attesa da quasi un secolo. Non so cosa sia successo: fatto sta che io e il direttore De Lorenzis non siamo stati invitati, e del motivo non ne ho idea. Io ho un modo di vedere e intendere il calcio, ognuno ha il proprio. Alla fine contano i fatti, e questi dicono che ho disputato 5 campionati e ne ho vinti altrettanti.
R: Cerignola è una città complicata, e il calcio rappresenta anche un riscatto dopo tanti anni di buio. Quali sono gli scenari calcistici che intravede per l'Audace Cerignola?
DQ: Avevo promesso che si sarebbe parlato di Cerignola in tutta Italia, e così è stato. In un solo anno sui social ufficiali dell'Audace Cerignola si sono aggiunti circa 8000 contatti. Il video della mia presentazione di un anno fa ha totalizzato circa 1 milione di visualizzazioni in 24 ore. Questi dati non possono essere trascurati, sono importantissimi.
R: Nel calcio contano i numeri, e i numeri sono decisamente dalla Sua parte. Il futuro di Danilo Quarto è ancora nel calcio, quindi?
DQ: Da quando sono nato io mi sono nutrito di pane e pallone. Le mie conoscenze in questa disciplina sportiva sono infinite. E' un mondo che mi appartiene, e per me vincere non è tutto, è una sorta di ossessione. Ho il 91% di vittorie in tutte le mie stagioni calcistiche, e con questi risultati a soli 38 anni non vedo proprio perché dovrei fermarmi.
R: Riuscirebbe a descrivere con un solo aggettivo l'esperienza vissuta con l'Audace Cerignola?
DQ: Irripetibile.
R: Qual è il suo modo di fare calcio? Perché è vincente?
DQ: Il mio calcio è fatto di abnegazione, programmazione, meticolosità, nulla viene lasciato al caso. Io ho cura e attenzione per tutto, dall'aspetto tecnico a quello organizzativo, dedico 24 ore al giorno alle mie squadre. Io ho il calcio nelle vene, che piaccia o no, il mio è un calcio passionale.