Dal carcere alla Misericordia, il racconto di un ex ergastolano
Ieri sera un incontro interessante presso la Chiesa Madre di Cerignola
Cerignola - sabato 18 giugno 2016
14.13
"Momenti di riflessione che toccano la vita della nostra comunità, con l'intento di sensibilizzare le coscienze verso quegli scenari troppe volte considerati astratti, come assenti dalla vita reale di ogni giorno". Queste le parole con cui il parroco della comunità della Chiesa Madre di Cerignola ha aperto la serata di ieri, dedicata alla testimonianza di vita di Cosimo Rega, 64 anni, condannato all'ergastolo dalla Corte d'Assise di Salerno con l'accusa di far parte della criminalità organizzata e per la commissione di un omicidio e vari altri reati. Rega ha già trascorso 38 anni dietro le sbarre. "Non sono un eroe, sono un assassino; fatta questa premessa, posso far conoscere la mia esperienza di vita alla ricerca giorno dopo giorno non del Perdono, ma della considerazione degli altri nei miei confronti non per quello che ho fatto, ma per quello che sto facendo oggi ogni giorno". Nelle parole di Cosimo si avverte un sentimento di pentimento delle azioni commesse in passato e il grande desiderio di essere considerato per l'uomo che è adesso.
"Alla condanna inflitta si aggiunge la perdita di ogni diritto sociale e della potestà sui figli", continua Cosimo. Un silenzio assordante avvolge la sala quando parla dei suoi figli e della moglie, consapevole che non li rivedrà mai più, se non mezz'ora al mese in un cortile circondato da quattro mura. Oggi Cosimo è un attore molto bravo (ha recitato il ruolo da protagonista nel film "Cesare deve morire"), e con quella stessa teatralità ha raccontato la voglia di evadere le mura di cinta del carcere, per ritrovare finalmente se stesso riprendendosi quei valori che per tanto tempo ha trascurato o evitato del tutto.
"Anche la Camorra ha una propria cultura, è un centro di formazione, nel tempo le persone che vi fanno parte sono state formate ed educate in un certo modo; oggi per combattere questa cultura camorrista dobbiamo contrapporre una cultura che sia in grado di far riflettere quelle menti fragili, che diventano forti soltanto davanti alla materialità di chi offre loro sei mila euro al mese", prosegue Cosimo. "Io ho trovato la Misericordia, che non è un cambiamento di me stesso, ma un ritrovamento di me stesso, avendo acquisito la profonda consapevolezza del male che ho commesso". Assumersi le responsabilità, prendere atto dei propri errori e delle proprie colpe: da qui ogni giorno è Misericordia. Dopo la toccante testimonianza di Cosimo, i presenti hanno voluto porgli qualche domanda.
Tra le altre, anche quella se per lui è giusto abolire la pena dell'ergastolo. Cosimo ha risposto: "Il carcere rappresenta quel luogo normale solo per chi è dentro, senza affetto, senza sentimenti, senza sesso. Si diventa una macchina perfetta a commettere qualsiasi reato quando si esce e si torna alla vita di tutti i giorni". Sono davvero pesanti, le parole di Cosimo, un uomo messo a dura prova dall'ambiente carcerario che, secondo lui, per come è strutturato oggi, non aiuta a detenuti a cambiare vita. Grazie al teatro Cosimo ha ritrovato se stesso nonostante le sbarre e le privazioni:"Da quando ho conosciuto l'arte questa cella è diventata una prigione. La speranza di un domani libero c'è, ma oggi ho già avuto tanta Misericordia", conclude. Ha terminato l'incontro Monsignor Luigi Renna, vescovo diocesano, che nel suo discorso ha evidenziato che "Dalla croce, sulla croce si comprende la Resurrezione di vita".
Daniele Caldarisi
"Alla condanna inflitta si aggiunge la perdita di ogni diritto sociale e della potestà sui figli", continua Cosimo. Un silenzio assordante avvolge la sala quando parla dei suoi figli e della moglie, consapevole che non li rivedrà mai più, se non mezz'ora al mese in un cortile circondato da quattro mura. Oggi Cosimo è un attore molto bravo (ha recitato il ruolo da protagonista nel film "Cesare deve morire"), e con quella stessa teatralità ha raccontato la voglia di evadere le mura di cinta del carcere, per ritrovare finalmente se stesso riprendendosi quei valori che per tanto tempo ha trascurato o evitato del tutto.
"Anche la Camorra ha una propria cultura, è un centro di formazione, nel tempo le persone che vi fanno parte sono state formate ed educate in un certo modo; oggi per combattere questa cultura camorrista dobbiamo contrapporre una cultura che sia in grado di far riflettere quelle menti fragili, che diventano forti soltanto davanti alla materialità di chi offre loro sei mila euro al mese", prosegue Cosimo. "Io ho trovato la Misericordia, che non è un cambiamento di me stesso, ma un ritrovamento di me stesso, avendo acquisito la profonda consapevolezza del male che ho commesso". Assumersi le responsabilità, prendere atto dei propri errori e delle proprie colpe: da qui ogni giorno è Misericordia. Dopo la toccante testimonianza di Cosimo, i presenti hanno voluto porgli qualche domanda.
Tra le altre, anche quella se per lui è giusto abolire la pena dell'ergastolo. Cosimo ha risposto: "Il carcere rappresenta quel luogo normale solo per chi è dentro, senza affetto, senza sentimenti, senza sesso. Si diventa una macchina perfetta a commettere qualsiasi reato quando si esce e si torna alla vita di tutti i giorni". Sono davvero pesanti, le parole di Cosimo, un uomo messo a dura prova dall'ambiente carcerario che, secondo lui, per come è strutturato oggi, non aiuta a detenuti a cambiare vita. Grazie al teatro Cosimo ha ritrovato se stesso nonostante le sbarre e le privazioni:"Da quando ho conosciuto l'arte questa cella è diventata una prigione. La speranza di un domani libero c'è, ma oggi ho già avuto tanta Misericordia", conclude. Ha terminato l'incontro Monsignor Luigi Renna, vescovo diocesano, che nel suo discorso ha evidenziato che "Dalla croce, sulla croce si comprende la Resurrezione di vita".
Daniele Caldarisi