Cronaca
Emergenza Coronavirus: Da mercoledì chiusi gli impianti di benzina
Ad annunciarlo tre sigle sindacali. Benzinai sul piede di guerra “Chi volesse approfondire può chiedere al Governo”
Puglia - martedì 24 marzo 2020
18.10
Da mercoledì notte gli impianti di rifornimento carburanti cominceranno a chiudere: prima quelli della rete autostradale, compresi raccordi e tangenziali, poi tutti gli altri anche lungo la viabilità ordinaria.
Ad annunciarlo una nota riportata da Ansa Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl), Figisc/Anisa (Confcommercio).
"Correremo il rischio dell'impopolarità e dei facili strali lanciati da comode poltrone, - proseguono le tre sigle - ma davvero non abbiamo né voglia, né la forza per spiegare o convincere delle solari ragioni che ci sostengono. Chi volesse approfondire può chiedere conto a Governo, concessionari autostradali, compagnie petrolifere e retisti indipendenti: a ciascuno di essi compete fare per intero la propria parte se si vuole assicurare la distribuzione di benzina e gasolio – continuano le tre sigle - In un Paese che, malgrado i limiti strutturali e l'assoluta drammaticità della situazione, cerca e spesso trova il modo per far scattare meccanismi di solidarietà, c'è una categoria di persone, oltre 100.000 in tutta Italia, che senza alcuna menzione ha finora assicurato, senza alcun sostegno né di natura economica, né con attrezzatura sanitaria adeguata, il pubblico servizio essenziale di distribuzione di energia e carburanti per il trasporto di beni e persone. 100.000 persone che hanno continuato a fare il loro lavoro (ridotto mediamente dell'85%) a rischio della propria incolumità e mettendo in pericolo la propria salute, presidiando fisicamente il territorio, rimanendo dove sono sempre state e dove ogni cittadino di questo Paese è abituato a trovarle ogni giorno, vale a dire in mezzo alla strada"
Ad annunciarlo una nota riportata da Ansa Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl), Figisc/Anisa (Confcommercio).
"Correremo il rischio dell'impopolarità e dei facili strali lanciati da comode poltrone, - proseguono le tre sigle - ma davvero non abbiamo né voglia, né la forza per spiegare o convincere delle solari ragioni che ci sostengono. Chi volesse approfondire può chiedere conto a Governo, concessionari autostradali, compagnie petrolifere e retisti indipendenti: a ciascuno di essi compete fare per intero la propria parte se si vuole assicurare la distribuzione di benzina e gasolio – continuano le tre sigle - In un Paese che, malgrado i limiti strutturali e l'assoluta drammaticità della situazione, cerca e spesso trova il modo per far scattare meccanismi di solidarietà, c'è una categoria di persone, oltre 100.000 in tutta Italia, che senza alcuna menzione ha finora assicurato, senza alcun sostegno né di natura economica, né con attrezzatura sanitaria adeguata, il pubblico servizio essenziale di distribuzione di energia e carburanti per il trasporto di beni e persone. 100.000 persone che hanno continuato a fare il loro lavoro (ridotto mediamente dell'85%) a rischio della propria incolumità e mettendo in pericolo la propria salute, presidiando fisicamente il territorio, rimanendo dove sono sempre state e dove ogni cittadino di questo Paese è abituato a trovarle ogni giorno, vale a dire in mezzo alla strada"