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Convegno sul randagismo con i volontari della provincia di Foggia
Chiara Valentino: "Obiettivo è creare un coordinamento dei volontari di Capitanata"
Cerignola - domenica 10 aprile 2016
16.29
Domenica 10 aprile, presso la Sala Conferenze del Palazzo di Città, si è tenuto un incontro sul tema del randagismo. Presenti i volontari animalisti della provincia di Foggia, in particolare dei comuni di Cerignola, Vieste, San Severo, San Giovanni Rotondo, Cagnano, San Paolo Civitate, Mattinata, Lucera, Torremaggiore e Manfredonia. Sono intervenuti il Dott. Michele Buttiglione, che ha moderato il convegno, l'Avv. Laura Valentino, Francesca Toto (volontaria Anpana di Vieste) e Chiara Valentino, Presidente dell'Associazione "Amici di Balto", oltre al sindaco Franco Metta.
Proprio Chiara Valentino, conosciuta nel territorio per il suo instancabile impegno a favore degli amici a quattro zampe (poco più di un mese fa è stata premiata come cerignolana dell'anno per il suo contributo nel volontariato), ha evidenziato le finalità dell'incontro: "L'obiettivo è creare un gruppo di volontari di vari paesi in modo da formare un coordinamento provinciale di volontariato. Bisogna essere uniti per la lotta al fenomeno del randagismo, adottando un protocollo unico".
Durante l'incontro è stata affrontata anche la materia legale relativa alla questione randagismo e, in particolare, i diritti e doveri dei Comuni, delle Asl, dei gestori dei canili. Il riferimento normativo è la legge quadro n. 281 del 1991, recepita con la legge regionale n. 12 del 1995, che disciplina temi come la sterilizzazione dei cani randagi, l'assistenza al canile sanitario, la certificazione per il trasferimento dei randagi, etc. Spesso, chi di competenza non interviene attivamente: ad esempio, l'assistenza sanitaria ai cani soggetti a incidenti stradali spetta esclusivamente al Comune, che dovrebbe convenzionarsi con un veterinario libero professionista, ma spesso ciò non avviene.
Emerge, dagli interventi, un problema etico-culturale del randagismo e dell'abbandono: per consuetudine, la questione è stata affidata alle associazioni, che per prime sollecitano le Amministrazioni (e non viceversa), quando il volontariato dovrebbe essere di supporto alle istituzioni pubbliche, non sostituirle completamente. Sottoscrivere un protocollo comune permetterebbe di individuare tutti quelli che intendono collaborare, spingendo per le adozioni, evitando che i randagi vadano a finire nei canili. Si auspica un maggiore coinvolgimento delle scuole, in modo da inculcare la cultura animalista e, in prospettiva, ridurre sensibilmente il fenomeno.
Inoltre, anche nel volontariato è possibile trovare del marcio: gente che vuole lucrare sulle adozioni, creando un vero e proprio mercato. "Il cane nel canile non ci deve stare a vita. Oggi non si permette di adottare i cani che non si vogliono adottare, ma ci sono i mezzi per 'recuperarli' tutti, anche i cani destinati al combattimento o che hanno contratto determinate malattie", aggiunge la Toto.
E' da ricordare che il 30 aprile 2015 le forze di polizia hanno scoperto un vero e proprio canile lager, sottoponendolo a sequestro giudiziario e penale (tuttora pendente) e denunciando i gestori, i quali tuttavia hanno continuato a ricevere dal Comune, fino a giugno scorso, i canoni mensili per la gestione (circa 14000 euro al mese). Secondo Metta, "il problema è stato affrontato nell'unica maniera possibile, ossia creando sinergie fra pubblico e privato, affidando la struttura alle associazioni animaliste e avviando un processo di smaltimento delle presenze canine. Ad oggi, siamo a un ottimo punto".
Proprio Chiara Valentino, conosciuta nel territorio per il suo instancabile impegno a favore degli amici a quattro zampe (poco più di un mese fa è stata premiata come cerignolana dell'anno per il suo contributo nel volontariato), ha evidenziato le finalità dell'incontro: "L'obiettivo è creare un gruppo di volontari di vari paesi in modo da formare un coordinamento provinciale di volontariato. Bisogna essere uniti per la lotta al fenomeno del randagismo, adottando un protocollo unico".
Durante l'incontro è stata affrontata anche la materia legale relativa alla questione randagismo e, in particolare, i diritti e doveri dei Comuni, delle Asl, dei gestori dei canili. Il riferimento normativo è la legge quadro n. 281 del 1991, recepita con la legge regionale n. 12 del 1995, che disciplina temi come la sterilizzazione dei cani randagi, l'assistenza al canile sanitario, la certificazione per il trasferimento dei randagi, etc. Spesso, chi di competenza non interviene attivamente: ad esempio, l'assistenza sanitaria ai cani soggetti a incidenti stradali spetta esclusivamente al Comune, che dovrebbe convenzionarsi con un veterinario libero professionista, ma spesso ciò non avviene.
Emerge, dagli interventi, un problema etico-culturale del randagismo e dell'abbandono: per consuetudine, la questione è stata affidata alle associazioni, che per prime sollecitano le Amministrazioni (e non viceversa), quando il volontariato dovrebbe essere di supporto alle istituzioni pubbliche, non sostituirle completamente. Sottoscrivere un protocollo comune permetterebbe di individuare tutti quelli che intendono collaborare, spingendo per le adozioni, evitando che i randagi vadano a finire nei canili. Si auspica un maggiore coinvolgimento delle scuole, in modo da inculcare la cultura animalista e, in prospettiva, ridurre sensibilmente il fenomeno.
Inoltre, anche nel volontariato è possibile trovare del marcio: gente che vuole lucrare sulle adozioni, creando un vero e proprio mercato. "Il cane nel canile non ci deve stare a vita. Oggi non si permette di adottare i cani che non si vogliono adottare, ma ci sono i mezzi per 'recuperarli' tutti, anche i cani destinati al combattimento o che hanno contratto determinate malattie", aggiunge la Toto.
E' da ricordare che il 30 aprile 2015 le forze di polizia hanno scoperto un vero e proprio canile lager, sottoponendolo a sequestro giudiziario e penale (tuttora pendente) e denunciando i gestori, i quali tuttavia hanno continuato a ricevere dal Comune, fino a giugno scorso, i canoni mensili per la gestione (circa 14000 euro al mese). Secondo Metta, "il problema è stato affrontato nell'unica maniera possibile, ossia creando sinergie fra pubblico e privato, affidando la struttura alle associazioni animaliste e avviando un processo di smaltimento delle presenze canine. Ad oggi, siamo a un ottimo punto".