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Vita di città

Cerignola, si lamentano i ristoratori: “Non troviamo personale, siamo costretti a cambiare continuamente”

Con l'estate il problema è ancora più impellente

Basta farsi un giretto per le strade di Cerignola (anche solo quelle del centro) per rendersi conto di quante attività espongano il cartello all'entrata "Cercasi personale". Quando ciò non avviene, ci pensano i social con i post pubblicati nei gruppi cittadini da parte di titolari e gestori di attività a farci capire l'entità del fenomeno.

La situazione, a quanto pare, pur non riguardando solo Cerignola, qui è abbastanza estesa tanto da indurci tutti a riflettere.

Ad essere maggiormente penalizzato è il settore della ristorazione (bar, ristoranti, pizzerie e simili), che proprio nei mesi estivi registra un numero più alto di clienti, e quindi ha bisogno di personale per sopperire all'aumento di richieste. In affanno, a Cerignola, sono soprattutto le pizzerie e i bar.

"Una decina di anni fa o forse anche meno i ragazzi, appena terminata la scuola, si mettevano in giro a cercare un lavoretto per l'estate per essere autonomi. Succedeva spesso che, all'ennesima richiesta di paghetta da parte dei figli, i genitori stessi consigliavano loro di trovare un impiego in modo da mettersi da parte dei soldini e togliersi qualche sfizio senza pesare sul bilancio familiare", esordisce così il titolare di una pizzeria in pieno centro.

"Oggi invece non è più così. I ragazzi preferiscono restare a casa perché, comunque, i genitori li mantengono e danno loro ciò che desiderano. Sono proprio i genitori che li distolgono dal cercare un lavoretto estivo o per pagarsi gli studi all'Università. Il risultato è che ci sono pochi ragazzi davvero maturi e responsabili, oppure disposti a sacrificarsi.

Per noi titolari di attività ristorative è diventato davvero difficile trovare personale disponibile ad un periodo continuativo di lavoro. A ciò si aggiunge che molti percepiscono il reddito di cittadinanza, e quindi non sentono la necessità di impegnarsi in altro. Per evitare ciò, sarebbe bastato che l'importo del reddito di cittadinanza fosse pagato per metà dallo Stato e per metà da noi titolari di attività, che in tal modo ci assicuravamo personale per tutto il tempo che serviva.

Personalmente, e parlo a nome della mia categoria, ci troviamo in grande difficoltà a tirare avanti tra tasse, utenze raddoppiate e spese varie. Per assicurare contratti a norma di legge con contributi facciamo i salti mortali".

Il titolare di un bar invece, rivela di aver tenuto il cartello "Cercasi personale" davanti alla vetrina per circa un mese. "Si affacciava qualcuno e frettolosamente chiedeva quanto era il compenso. E se cercavo di capire almeno se avesse esperienza come barista, spariva nel nulla".

Morale della favola? Si susseguono volti e professionalità diverse, che poi-dopo pochi mesi o qualche settimana- lasciano il posto ad altri.

"Siamo sfiduciati, è un periodo davvero difficile. Con l'estate aumenta il lavoro, ma senza personale in più come facciamo ad affrontare la stagione?", conclude, passando dal banco, alla cassa, ai tavolini fuori come un perfetto giocoliere.

E che dire delle shampiste presso i saloni di parrucchiere? Mentre prima c'era la fila, oggi diventa difficile trovarne una che prenda a cuore il suo lavoro senza pretendere di prendere subito il posto del titolare.

La gavetta oggi è parola troppo grossa, oserei dire scomoda, anche quando si hanno diciotto anni e si esce appena dalla scuola. Meglio non pronunciarla con leggerezza, così come "reddito di cittadinanza". Il rischio di restare invischiati in discorsi, paroloni e demagogia, perdendo di vista le soluzioni, è molto alto.
  • Lavoro
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