Vita di città
Cerignola, quando la povertà costringe ad occupare case abbandonate
Uno spaccato sulla realtà dell'emergenza abitativa
Cerignola - mercoledì 25 maggio 2016
13.45
Negli ultimi anni un nuovo fenomeno sta prendendo piede a Cerignola: l'occupazione abusiva di edifici abbandonati. Con la popolazione in continua crescita e la presenza di numerosi extracomunitari (che abitano soprattutto in periferia), nel nostro paese ci si ritrova ad assistere ad una vera e propria guerra tra ricchi e poveri. A Cerignola sono ormai sempre più numerose le famiglie che devono fare i conti con la povertà e l'emarginazione sociale. Si conta che almeno una famiglia cerignolana su dieci, in questo 2016, non può più permettersi una dimora fissa, né tanto meno un pasto quotidiano. Ma se alcuni di loro riescono a ricevere un aiuto, altri sono costretti a ricorrere a metodi più drastici, quale appunto l'occupazione abusiva di edifici abbandonati.
Prendendo atto che questo fenomeno per alcuni è una realtà quotidiana, abbiamo intervistato un uomo di circa 40 anni, cerignolano, che a causa della disoccupazione ha dovuto occupare abusivamente una casa. "E' stata la disperazione che mi ha spinto a farlo"- ci confessa- un tempo avevo una famiglia, poi ho perso il lavoro e tutto è cambiato". La disperazione e la rabbia si leggono nei suoi occhi. "Ora lavoro saltuariamente, vivo in una casa fredda e umida, l'unica che sono riuscito a trovare e ad occupare", continua nel suo racconto. "Mi aiuta la Croce Rossa, così almeno riesco a mettere qualcosa sotto i denti". Abbiamo rivolto a quest'uomo, di cui ovviamente rispettiamo l'anonimato, alcune domande sulla sua condizione:
V: Come è stato occupare una casa? Non hai avuto paura?
U: Occuparla non è stato complicato. Prima di farlo ho sentito un sacco di gente che lo aveva fatto. Io ho ascoltato i loro racconti, poi un giorno, non so neanche io perché, mi sono impossessato di quella casa. Data la mia situazione, mi è sembrata una buona idea occuparla: in fondo non apparteneva a nessuno.
V: Cosa si prova a sentirsi così emarginato dal resto della società?
U: Non so dire precisamente cosa provo. Ci si abitua a tutto questo, si convive con questa realtà pensando che sono solo uno dei tanti.
V: Ci hai detto che in tanti occupano case abbandonate. In quanti siete?
U: Siamo in tanti. Conosco anche una mamma che l'ha fatto e adesso vive in una di queste abitazioni abbandonate da tutti. Si tratta di case che nessuno vuole "riscattare", e penso che non sia giusto lasciare strutture vuote quando ci sono persone che non hanno un tetto sulla testa. Di cerignolani in queste condizioni ce ne sono molti di meno rispetto agli extracomunitari, che spesso si ritrovano in dieci a condividere una piccola casa in periferia. A volte si tratta di una sola stanza.
V: Ma come mai i "nuovi poveri" non ricevono aiuto?
U: Come ho detto prima, l'unico ente dal quale ricevo aiuto è la Croce Rossa. Agli operatori della Croce Rossa devo molto, poiché almeno mi assicurano un pasto al giorno. Per il resto ho ben poco da dire, finirei per dire cose poco carine nei confronti di alcune persone. Io vivo in una casa occupata, alcune volte lavoro e riesco a mangiare; in fondo vivo come tutti gli altri, solo che non ho spese di luce, gas e affitto da sostenere.
Mantenendo il rispetto per la sua privacy non diremo nè il nome dell'uomo intervistato e neppure dove abita, ma ancora una volta, da testata giornalistica che vuole essere " il portale di tutti e per tutti", abbiamo deciso di raccontarvi uno spaccato di alcune delle realtá "scomode" del nostro paese.
Prendendo atto che questo fenomeno per alcuni è una realtà quotidiana, abbiamo intervistato un uomo di circa 40 anni, cerignolano, che a causa della disoccupazione ha dovuto occupare abusivamente una casa. "E' stata la disperazione che mi ha spinto a farlo"- ci confessa- un tempo avevo una famiglia, poi ho perso il lavoro e tutto è cambiato". La disperazione e la rabbia si leggono nei suoi occhi. "Ora lavoro saltuariamente, vivo in una casa fredda e umida, l'unica che sono riuscito a trovare e ad occupare", continua nel suo racconto. "Mi aiuta la Croce Rossa, così almeno riesco a mettere qualcosa sotto i denti". Abbiamo rivolto a quest'uomo, di cui ovviamente rispettiamo l'anonimato, alcune domande sulla sua condizione:
V: Come è stato occupare una casa? Non hai avuto paura?
U: Occuparla non è stato complicato. Prima di farlo ho sentito un sacco di gente che lo aveva fatto. Io ho ascoltato i loro racconti, poi un giorno, non so neanche io perché, mi sono impossessato di quella casa. Data la mia situazione, mi è sembrata una buona idea occuparla: in fondo non apparteneva a nessuno.
V: Cosa si prova a sentirsi così emarginato dal resto della società?
U: Non so dire precisamente cosa provo. Ci si abitua a tutto questo, si convive con questa realtà pensando che sono solo uno dei tanti.
V: Ci hai detto che in tanti occupano case abbandonate. In quanti siete?
U: Siamo in tanti. Conosco anche una mamma che l'ha fatto e adesso vive in una di queste abitazioni abbandonate da tutti. Si tratta di case che nessuno vuole "riscattare", e penso che non sia giusto lasciare strutture vuote quando ci sono persone che non hanno un tetto sulla testa. Di cerignolani in queste condizioni ce ne sono molti di meno rispetto agli extracomunitari, che spesso si ritrovano in dieci a condividere una piccola casa in periferia. A volte si tratta di una sola stanza.
V: Ma come mai i "nuovi poveri" non ricevono aiuto?
U: Come ho detto prima, l'unico ente dal quale ricevo aiuto è la Croce Rossa. Agli operatori della Croce Rossa devo molto, poiché almeno mi assicurano un pasto al giorno. Per il resto ho ben poco da dire, finirei per dire cose poco carine nei confronti di alcune persone. Io vivo in una casa occupata, alcune volte lavoro e riesco a mangiare; in fondo vivo come tutti gli altri, solo che non ho spese di luce, gas e affitto da sostenere.
Mantenendo il rispetto per la sua privacy non diremo nè il nome dell'uomo intervistato e neppure dove abita, ma ancora una volta, da testata giornalistica che vuole essere " il portale di tutti e per tutti", abbiamo deciso di raccontarvi uno spaccato di alcune delle realtá "scomode" del nostro paese.