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Vita di città

Cerignola, dove il razzismo è 'di casa'?

Abbiamo analizzato il fenomeno scendendo per le strade


Viviamo in un luogo tendenzialmente razzista oppure tollerante nei confronti degli immigrati? Vogliamo provare a rispondere a questa domanda partendo da episodi concreti e dall'opinione della gente per strada, per poi concludere con l'intervista ad un giovane afgano "ospite" nel nostro paese.

Uno degli episodi a cui, ahimè, mi è capitato di assistere per le strade di Cerignola, si riferisce a qualche mese fa, davanti alla Cattedrale. Sulle scale della Chiesa sostava un ragazzo di colore. Non chiedeva elemosina, ma l'aspetto e lo sguardo spento lasciavano trasparire un evidente stato di bisogno. Una signora esce dalla Chiesa e se lo ritrova davanti. Nel guardarlo la sua faccia è vistosamente disgustata, poi si gira verso l'amica a fianco ed esclama in dialetto: "Quanto puzzano sti nergh!". Le due attempate signore avevano appena finito di assistere alla Santa Messa.

Un'altra volta, per strada, un signore si avventa contro un ragazzo che chiedeva l'elemosina. "Vai a lavorare! Voi che togliete il pane dalla bocca dei nostri figli!", esclama inferocito. Subito un capannello di persone si stringe intorno all'uomo, congratulandosi per aver avuto il coraggio di farsi portavoce di ciò che la maggior parte dei cerignolani pensa.
Il razzismo è un fenomeno variegato e complesso, lungi da me il voler tentare una disamina di tipo politico-sociale, con il serio rischio di cadere in luoghi comuni. Vorrei piuttosto cercare di capire quanto Cerignola sia razzista o meno verso la nuova umanità che si riversa in Italia cercando un futuro migliore.

Mi stupisce la risposta di un giovanotto sui trent'anni che a questa domanda risponde evocando il passato: "Cerignola è sempre stata razzista, fin dai tempi in cui i ricchi padroni sfruttavano i braccianti agricoli, manifestando verso di loro una profonda intolleranza anche sociale. Oggi la storia si ripete uguale, cambiano solo i protagonisti. Io credo che contro gli immigrati molti scaricano la loro rabbia e frustrazione per la vita insoddisfacente che conducono". Pur non avendo studiato Sociologia o discipline affini, questo giovane sembra avere colto nel segno.

Un altro suo amico, che mi raccomanda di non fare il suo nome, conclude: "Molti giovani cerignolani sono convinti di non trovare lavoro a causa degli immigrati. Ma sono poi gli stessi che non accetterebbero mai di lavorare in campagna e che cercano soltanto impieghi "comodi" e ben retribuiti". Insomma, succede spesso che gli immigrati diventino un capro espiatorio dietro il quale si celano ben altri problemi.
A proposito della recente notizia di una "cellula terroristica" che preparava attentati e risiedeva a Borgo Libertà, una frazione di Cerignola, qualcuno per strada ha commentato: "Ce li cresciamo in casa, i terroristi. Purtroppo nessuno ci difende da queste persone che non hanno nulla da perdere e sono pronti a farsi saltare in aria".

Qualcun altro, invece, spara commenti che non si possono neppure ripetere. Magari infarciti di televisione e talk show sull'Isis e il terrorismo islamico, ma che di autentico non hanno nulla, e tanto meno di "umano".
Una ragazza incontrata per caso ci rivela che una sua amica è fidanzata con un ragazzo nigeriano e stanno per avere un bambino. Per un momento mi viene da pensare che qualche spiraglio c'è, e la speranza è tutta nelle nuove generazioni.

Purtroppo poi mi capita di avvicinare qualcun altro di loro e le aspettative, seppur minime, crollano tutte. "Se mia figlia mi dicesse che sta con un musulmano forse ucciderei lui e lei insieme senza sentirmi in colpa. Dopo tanti sacrifici per farla crescere mi ricompensa con una cosa del genere! Speriamo non mi accada mai". Questa la risposta alla domanda: "Se un domani tua figlia ti dicesse che ama un uomo musulmano come reagiresti?". Incommentabile.

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