Territorio
Cerealicoltori ancora in sit-in a Foggia
I cerealicoltori tornano a presidiare la Camera di commercio di Foggia
Foggia - mercoledì 30 settembre 2020
17.15 Comunicato Stampa
I cerealicoltori tornano a presidiare la Camera di commercio di Foggia. Questa mattina, al fine di vedersi garantita la dignità al proprio lavoro, gli agricoltori si sono radunati davanti alla Camera di commercio, dove ogni mercoledì, a mezzogiorno, si riunisce la Commissione rilevazione prezzi.
Esattamente una settimana fa, infatti, le organizzazioni agricole si sono viste costrette ad abbandonare la Commissione prezzi in segno di protesta contro l'ulteriore richiesta di abbassare ulteriormente il valore del cereale (si trattava di altri due euro alla tonnellata).
Nonostante il prezzo sia rimasto invariato, alla luce della pesante siccità e della gelata che ha determinato il crollo della produzione, i ricavi sono così bassi da non coprire i costi di produzione sostenuti dalle aziende.
Nell'occasione, il mondo agricolo ha chiesto agli industriali di classificare la semola e la semola 100 per cento italiana, così come si fa per il grano italiano e relativa pasta prodotta.
Tutto ciò per salvaguardare il made in Italy attuale e futuro e non penalizzare i produttori agricoli che, a fronte di importanti investimenti, si ritrovano ogni anno a fare i conti con i bilanci in rosso. «Occorre spiegare la grande differenza tra grano nazionale (italiano) rispetto a quello nazionalizzato che può creare molta confusione tra i consumatori, i quali vogliono sapere quello che comprano e mangiano. Lo stesso discorso deve valere per la semola», fanno sapere i componenti della commissione prezzi, in quota CIA agricoltori italiana della Capitana, Michele Ferrandino, presidente e Silvana Roberto, vicepresidente.
Restano, però, ancora altre questioni da affrontare, come la necessità di riconsiderare il prezzo quando il valore delle proteine è superiore alla quota standard, ma non solo.
Esattamente una settimana fa, infatti, le organizzazioni agricole si sono viste costrette ad abbandonare la Commissione prezzi in segno di protesta contro l'ulteriore richiesta di abbassare ulteriormente il valore del cereale (si trattava di altri due euro alla tonnellata).
Nonostante il prezzo sia rimasto invariato, alla luce della pesante siccità e della gelata che ha determinato il crollo della produzione, i ricavi sono così bassi da non coprire i costi di produzione sostenuti dalle aziende.
Nell'occasione, il mondo agricolo ha chiesto agli industriali di classificare la semola e la semola 100 per cento italiana, così come si fa per il grano italiano e relativa pasta prodotta.
Tutto ciò per salvaguardare il made in Italy attuale e futuro e non penalizzare i produttori agricoli che, a fronte di importanti investimenti, si ritrovano ogni anno a fare i conti con i bilanci in rosso. «Occorre spiegare la grande differenza tra grano nazionale (italiano) rispetto a quello nazionalizzato che può creare molta confusione tra i consumatori, i quali vogliono sapere quello che comprano e mangiano. Lo stesso discorso deve valere per la semola», fanno sapere i componenti della commissione prezzi, in quota CIA agricoltori italiana della Capitana, Michele Ferrandino, presidente e Silvana Roberto, vicepresidente.
Restano, però, ancora altre questioni da affrontare, come la necessità di riconsiderare il prezzo quando il valore delle proteine è superiore alla quota standard, ma non solo.