Cronaca
Camionista rinviato a giudizio per la morte di Donato Papagni avvenuta a Cerignola
Il 63enne di Monopoli che investì il biscegliese andrà sotto processo
Cerignola - venerdì 26 maggio 2023
17.39
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia, Carlo Protano, ha rinviato a giudizio un 63enne originario di Monopoli per la tragica vicenda della morte di Donato Papagni, il 42enne autotrasportatore biscegliese travolto e ucciso a Cerignola la sera del 2 aprile 2022. La richiesta del pubblico ministero della Procura dauna, Matteo Stella, è stata accolta e perciò il monopolitano andrà a processo. L'udienza preliminare si terrà il prossimo 21 giugno. I familiari di Papagni sono assistiti dallo studio Studio3A-Valore S.p.A.
Papagni, in passato commerciante ambulante, era al lavoro per la Vandelia srl, un'azienda atttiva nel campo ortofrutticolo. Di ritorno da una trasferta nel napoletano per la consegna di alcuni prodotti, intorno alle 22:15 era a bordo di un autocarro Iveco 35 quando, sulla strada statale 16, in territorio di Cerignola, si è dovuto fermare a causa di un'avaria al veicolo. Il biscegliese ha accostato il mezzo all'estremo margine destro della sua corsia di marcia, ha azionato tutti i dispositivi di segnalazione, a cominciare dalle luci lampeggianti a intermittenza del furgone, ha avvisato la sua azienda del problema, ha telefonato alla moglie spiegandole l'accaduto e informandola che avrebbe tardato - è l'ultima volta che la donna ha sentito il marito -, ed è sceso dall'abitacolo per provare a sincerarsi del guasto. Ma ha fatto appena a tempo ad aprire il cofano che sul suo autocarro si è abbattuto l'autoarticolato Scania che sopraggiungeva nella stessa direzione di marcia, condotto dal 63enne di Monopoli che lo ha tamponato violentemente, colpendone il lato posteriore sinistro con lo spigolo anteriore destro del suo trattore stradale, scagliandolo contro il guardrail e finendo in questo modo per travolgere anche la vittima, rimasta schiacciata tra il suo autocarro e la barriera: Papagni ha riportato, in particolare, un gravissimo trauma toracico e del bacino che non gli ha lasciato scampo.
Il sostituto procuratore ha subito iscritto nel registro degli indagati per il reato di omicidio stradale il conducente del mezzo pesante: i congiunti del quarantaduenne, per essere assistiti, attraverso l'Area manager Puglia Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell'avvocato Fabio Ferrara del Foro di Bari. E ora, a conclusione dell'inchiesta, il magistrato inquirente ha chiesto il processo per il camionista imputandogli l'esclusiva responsabilità dei tragici fatti per "colpa generica, difetto di prudenza e attenzione alla guida, e colpa specifica integrata dalla violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, di cui agli articoli 140 e 141 del Codice della strada".
Attraverso il rapporto della polizia stradale di Cerignola, che ha effettuato i rilievi, è stato infatti accertato che l'imputato, oltre a non aver visto l'autocarro fermo a bordo strada davanti a lui, nonostante le quattro frecce accese, procedesse anche a una velocità non solo superiore al limite imposto in quel tratto, di 60 chilometri all'ora, ma anche non commisurata alle condizioni di tempo, era tarda sera, e di luogo: «Strada deformata per 2.7 chilometri e lavori in corso a 700 metri, segnaletica di cantiere e ulteriore limite di 50 km/h» è riportato nell'atto del magistrato.
Papagni, in passato commerciante ambulante, era al lavoro per la Vandelia srl, un'azienda atttiva nel campo ortofrutticolo. Di ritorno da una trasferta nel napoletano per la consegna di alcuni prodotti, intorno alle 22:15 era a bordo di un autocarro Iveco 35 quando, sulla strada statale 16, in territorio di Cerignola, si è dovuto fermare a causa di un'avaria al veicolo. Il biscegliese ha accostato il mezzo all'estremo margine destro della sua corsia di marcia, ha azionato tutti i dispositivi di segnalazione, a cominciare dalle luci lampeggianti a intermittenza del furgone, ha avvisato la sua azienda del problema, ha telefonato alla moglie spiegandole l'accaduto e informandola che avrebbe tardato - è l'ultima volta che la donna ha sentito il marito -, ed è sceso dall'abitacolo per provare a sincerarsi del guasto. Ma ha fatto appena a tempo ad aprire il cofano che sul suo autocarro si è abbattuto l'autoarticolato Scania che sopraggiungeva nella stessa direzione di marcia, condotto dal 63enne di Monopoli che lo ha tamponato violentemente, colpendone il lato posteriore sinistro con lo spigolo anteriore destro del suo trattore stradale, scagliandolo contro il guardrail e finendo in questo modo per travolgere anche la vittima, rimasta schiacciata tra il suo autocarro e la barriera: Papagni ha riportato, in particolare, un gravissimo trauma toracico e del bacino che non gli ha lasciato scampo.
Il sostituto procuratore ha subito iscritto nel registro degli indagati per il reato di omicidio stradale il conducente del mezzo pesante: i congiunti del quarantaduenne, per essere assistiti, attraverso l'Area manager Puglia Sabino De Benedictis, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell'avvocato Fabio Ferrara del Foro di Bari. E ora, a conclusione dell'inchiesta, il magistrato inquirente ha chiesto il processo per il camionista imputandogli l'esclusiva responsabilità dei tragici fatti per "colpa generica, difetto di prudenza e attenzione alla guida, e colpa specifica integrata dalla violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, di cui agli articoli 140 e 141 del Codice della strada".
Attraverso il rapporto della polizia stradale di Cerignola, che ha effettuato i rilievi, è stato infatti accertato che l'imputato, oltre a non aver visto l'autocarro fermo a bordo strada davanti a lui, nonostante le quattro frecce accese, procedesse anche a una velocità non solo superiore al limite imposto in quel tratto, di 60 chilometri all'ora, ma anche non commisurata alle condizioni di tempo, era tarda sera, e di luogo: «Strada deformata per 2.7 chilometri e lavori in corso a 700 metri, segnaletica di cantiere e ulteriore limite di 50 km/h» è riportato nell'atto del magistrato.