Territorio
Bruciare le stoppie ieri e oggi: una pratica contadina di Cerignola e dintorni
La consuetudine agricola provoca spesso incendi di notevole entità
Cerignola - sabato 2 luglio 2022
16.07
In Puglia, e in Capitanata soprattutto, la pratica antica di bruciare le stoppie (residui di colture e di ciò che resta della mietitura del grano) è "figlia" di una tradizione che si perde nella notte dei tempi.
Fino ad una ventina di anni fa i contadini che la praticavano, nel periodo che seguiva la mietitura, creavano momenti di condivisione con tutta la famiglia. Di solito il rito della bruciatura dei campi cominciava al tramonto e si prolungava fino a notte, accompagnata da una cena frugale, balli e canti in allegria.
In passato la bruciatura delle stoppie era una pratica condotta dai contadini più esperti e quindi più anziani, che erano in grado di guidare le fiamme evitando che provocassero danni ai terreni e alle colture vicine.
La pratica di bruciatura era considerata utile perché si credeva che liberasse i terreni agricoli dai parassiti infestanti e li rendesse più fertili. Le fiamme, eliminando i residui delle precedenti colture, preparavano il terreno per quelle che sarebbero arrivate.
Lo strato di cenere che restava in superficie era considerato uno dei più potenti ed efficaci fertilizzanti per la terra.
Oggi, però, le conoscenze sull'argomento si sono ampliate, e si è scoperto che, in realtà, la bruciatura delle stoppie non è affatto utile. In più, è anche dannosa, perché la combustione libera gas nell'ambiente (compresa l'anidride carbonica) e quindi favorisce l'inquinamento atmosferico.
Ciò che resta dopo la bruciatura, il terreno "arso", è a rischio desertificazione, perché viene privato di importanti sostanze organiche. Con il tempo, i campi diventano aridi, sterili ed inospitali per animali e piante.
La pratica di bruciare le stoppie in questo periodo è spesso causa di incendi di grande entità, che provocano gravi danni per l'ambiente e la salute di tutti. Soprattutto quando le fiamme coinvolgono anche i rifiuti abbandonati nelle campagne, purtroppo particolarmente numerosi in alcune zone della Capitanata, come Cerignola.
Fino ad una ventina di anni fa i contadini che la praticavano, nel periodo che seguiva la mietitura, creavano momenti di condivisione con tutta la famiglia. Di solito il rito della bruciatura dei campi cominciava al tramonto e si prolungava fino a notte, accompagnata da una cena frugale, balli e canti in allegria.
In passato la bruciatura delle stoppie era una pratica condotta dai contadini più esperti e quindi più anziani, che erano in grado di guidare le fiamme evitando che provocassero danni ai terreni e alle colture vicine.
La pratica di bruciatura era considerata utile perché si credeva che liberasse i terreni agricoli dai parassiti infestanti e li rendesse più fertili. Le fiamme, eliminando i residui delle precedenti colture, preparavano il terreno per quelle che sarebbero arrivate.
Lo strato di cenere che restava in superficie era considerato uno dei più potenti ed efficaci fertilizzanti per la terra.
Oggi, però, le conoscenze sull'argomento si sono ampliate, e si è scoperto che, in realtà, la bruciatura delle stoppie non è affatto utile. In più, è anche dannosa, perché la combustione libera gas nell'ambiente (compresa l'anidride carbonica) e quindi favorisce l'inquinamento atmosferico.
Ciò che resta dopo la bruciatura, il terreno "arso", è a rischio desertificazione, perché viene privato di importanti sostanze organiche. Con il tempo, i campi diventano aridi, sterili ed inospitali per animali e piante.
La pratica di bruciare le stoppie in questo periodo è spesso causa di incendi di grande entità, che provocano gravi danni per l'ambiente e la salute di tutti. Soprattutto quando le fiamme coinvolgono anche i rifiuti abbandonati nelle campagne, purtroppo particolarmente numerosi in alcune zone della Capitanata, come Cerignola.