Cronaca
Arresti per rapine ai portavalori: coinvolti anche cerignolani | VIDEO
Oltre 200 militari in azione per catturare la banda
Cerignola - venerdì 25 marzo 2016
15.37
Sgominata dai Carabinieri di Bari una banda di rapinatori dedita ad assalti a portavalori in tutta Italia. Una decina le persone arrestate nella notte, tra cui figurano alcuni cerignolani, a seguito di una imponente operazione che ha visto impegnati oltre duecento carabinieri con unità cinofile, elicotteri e georadar, per la ricerca di armi, tra cui kalashnikov. La banda avrebbe programmato assalti a portavalori in Puglia, Basilicata e Campania, ma anche attacchi a caveaux del Nord Italia.
Individui senza scrupoli e con l'unico fine di perseguire la rapina con ogni mezzo, e si ha notizia di almeno cinque colpi che questa banda avrebbe messo a segno. Si tratta di assalti sanguinari a porta valori soprattutto in Puglia ma anche in Basilicata, Campania e nord Italia dove sarebbero colpevoli di micidiali attacchi a vari caveaux.
Anche quello della sede di piazza Duca d'Aosta, a Milano, della Banca Popolare di Milano sembra essere ascrivibile alla loro mano. Tutti colpi che sono stati evitati dai Carabinieri di Bari che, inseguendo i criminali in mezza Italia, hanno provvidenzialmente attuato diversivi, con la collaborazione dei colleghi del posto, inducendo puntualmente la banda a desistere.
E' quanto è emerso dalla conferenza stampa di questa mattina a Trani presso la Procura della Repubblica dopo l'annuncio degli arresti. Si tratta di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Trani, su richiesta della locale Procura della Repubblica. L'accusa è per tutti di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate in danno di furgoni portavalori e caveaux, nonché ricettazione, riciclaggio, detenzione e porto abusivo di arma da guerra e comune da sparo.
Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Barletta hanno preso vita da un monitoraggio di tutti gli elementi sospettati di simili reati, anche a seguito dei numerosi assalti a bancomat avvenuti recentemente tra Puglia e Basilicata. Indagini tradizionali, supportate da pedinamenti in tutta Italia, intercettazioni ambientali, hanno consentito di conoscere, fin nei minimi dettagli, gli assetti organizzativi di una vera e propri banda paramilitare, con ruoli ben distinti e definiti, con una pianificazione maniacale degli assalti, attraverso lo studio dell'obiettivo e la dettagliata organizzazione delle imboscate, senza lasciare tracce. Poi c'è la creazione e lo sfruttamento di una rete logistica di supporto a ridosso dell'obiettivo, l'uso di micidiali armi da guerra, soprattutto di fucili mitragliatori kalashnikov e di esplosivi ad alto potenziale; poi autovetture potenti e di grossa cilindrata, strumenti meccanici a motore da utilizzare con maestria per provocare la forzatura di caveaux e mezzi blindati. Si tratta di soggetti di Andria e di Canosa di Puglia, con appoggi nel beneventano, nel vicentino e nel basso Lazio.
Nel corso dell'inchiesta, due sono state le rapine sventate dagli investigatori - San Nicola di Melfi (PZ) e Torrenova (BN) - attraverso il tempestivo cambio di itinerario del blindato e il recupero dei mezzi pesanti che ne avrebbero sbarrato la strada, mentre altri tre erano i colpi che la banda avrebbe messo a segno in città del nord Italia: oltre al caveau della Banca Popolare di Milano, in piazza Duca D'Aosta, un deposito orafo di Tezze sul Brenta (VI) e un blindato in Marghera (VE). Tutti sventati con le odierne catture. Durante le odierne operazioni di cattura sono stati rinvenuti e sequestrati, a casa di uno degli indagati, due fucili a canne mozze con matricola abrasa.
Individui senza scrupoli e con l'unico fine di perseguire la rapina con ogni mezzo, e si ha notizia di almeno cinque colpi che questa banda avrebbe messo a segno. Si tratta di assalti sanguinari a porta valori soprattutto in Puglia ma anche in Basilicata, Campania e nord Italia dove sarebbero colpevoli di micidiali attacchi a vari caveaux.
Anche quello della sede di piazza Duca d'Aosta, a Milano, della Banca Popolare di Milano sembra essere ascrivibile alla loro mano. Tutti colpi che sono stati evitati dai Carabinieri di Bari che, inseguendo i criminali in mezza Italia, hanno provvidenzialmente attuato diversivi, con la collaborazione dei colleghi del posto, inducendo puntualmente la banda a desistere.
E' quanto è emerso dalla conferenza stampa di questa mattina a Trani presso la Procura della Repubblica dopo l'annuncio degli arresti. Si tratta di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Trani, su richiesta della locale Procura della Repubblica. L'accusa è per tutti di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate in danno di furgoni portavalori e caveaux, nonché ricettazione, riciclaggio, detenzione e porto abusivo di arma da guerra e comune da sparo.
Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Barletta hanno preso vita da un monitoraggio di tutti gli elementi sospettati di simili reati, anche a seguito dei numerosi assalti a bancomat avvenuti recentemente tra Puglia e Basilicata. Indagini tradizionali, supportate da pedinamenti in tutta Italia, intercettazioni ambientali, hanno consentito di conoscere, fin nei minimi dettagli, gli assetti organizzativi di una vera e propri banda paramilitare, con ruoli ben distinti e definiti, con una pianificazione maniacale degli assalti, attraverso lo studio dell'obiettivo e la dettagliata organizzazione delle imboscate, senza lasciare tracce. Poi c'è la creazione e lo sfruttamento di una rete logistica di supporto a ridosso dell'obiettivo, l'uso di micidiali armi da guerra, soprattutto di fucili mitragliatori kalashnikov e di esplosivi ad alto potenziale; poi autovetture potenti e di grossa cilindrata, strumenti meccanici a motore da utilizzare con maestria per provocare la forzatura di caveaux e mezzi blindati. Si tratta di soggetti di Andria e di Canosa di Puglia, con appoggi nel beneventano, nel vicentino e nel basso Lazio.
Nel corso dell'inchiesta, due sono state le rapine sventate dagli investigatori - San Nicola di Melfi (PZ) e Torrenova (BN) - attraverso il tempestivo cambio di itinerario del blindato e il recupero dei mezzi pesanti che ne avrebbero sbarrato la strada, mentre altri tre erano i colpi che la banda avrebbe messo a segno in città del nord Italia: oltre al caveau della Banca Popolare di Milano, in piazza Duca D'Aosta, un deposito orafo di Tezze sul Brenta (VI) e un blindato in Marghera (VE). Tutti sventati con le odierne catture. Durante le odierne operazioni di cattura sono stati rinvenuti e sequestrati, a casa di uno degli indagati, due fucili a canne mozze con matricola abrasa.