Territorio
Antonio Scorza, pizzaiolo ortese: «Per una buona pizza, materie prime e molta creatività»
L'intervista dopo la vittoria del premio "Pizza Pic Excellence"
Cerignola - martedì 17 gennaio 2023
13.20
La buona pizza, si sa, è un must della nostra Capitanata: molte sono le pizzerie che offrono un buon prodotto legato alla genuinità del territorio e alla tradizione italiana. Portare in alto la Puglia con riconoscimenti importanti però non è per tutti e per Antonio Scorza, pizzaiolo ortese del gruppo "Antonello Caricone", è quasi un dovere a cui non sottrarsi. Di premi, lui ne ha già collezionati alcuni e nuovi obiettivi da raggiungere sono già sulla sua agenda.
Antonio si racconta al network Viva e lo fa con l'entusiasmo di chi ama davvero la sua terra e ha una forte passione per il suo lavoro.
Cosa rappresenta il "Pizza Pic Excellence" per un giovane pizzaiolo?
«Per me è un grande traguardo o per meglio dire un "trampolino di lancio" per le prossime sfide. Questo premio, in particolare, mi dà quella spinta che per noi pizzaioli è fondamentale per crescere e rinnovarci continuamente».
Nel 2020, un altro premio che ti sei portato a casa è "Il trofeo Arte Bianca", conquistato grazie alla Pizza e alla Pampanella. In costa consiste quest'ultima specialità gastronomica?
«Il trofeo "Arte Bianca" mi ha aiutato molto a osare negli abbinamenti più stravaganti come la mia Pampanella, apprezzata sia dai giudici che, in seguito, dai clienti che l'hanno provata. La mia pampanella è una rivisitazione di quella che nasce in Molise e ovviamente va solo assaggiata».
Quali sono i maggiori elementi che contraddistinguono l'arte del saper fare la pizza?
«Sicuramente la tecnica dell'impasto, la materia prima di ottima qualità e molta creatività, senza mai dimenticare le proprie radici».
Secondo te, è possibile che un buon pizzaiolo diventi anche un buon educatore di nutrizione per i suoi clienti?
«Perché no? Dipende da quanto ognuno di noi aspira nella propria crescita, allargando sempre di più le proprie conoscenze».
Quanto è importante tener conto della stagionalità dei prodotti nel tuo lavoro?
«È fondamentale per creare gusti sempre diversi e, come dicevamo prima, per utilizzare prodotti sempre freschi e di qualità del nostro territorio».
Come si chiama la tua creazione migliore e di cosa è composta?
«La mia miglior creazione è stata la pizza dessert presentata al mondiale di Scalea nel 2021. È composta da ricotta di pecora, bacche di gogj, scaglie di castagne con scaglie di cioccolato fondente piccante e crema di zucca e peperoncino disidratato».
Ultimamente nei menù di varie pizzerie sono introdotti ingredienti ed impasti nuovi come lo è l'utilizzo della curcuma. Pensi sia una buona cosa per rendere più appetibile la pizza, prodotto made in Italy?
«Negli ultimi tempi la clientela è sempre più esigente, per questo dobbiamo essere sempre pronti ad un vasto menù per soddisfare tutte le richieste, lasciando però come protagonista la nostra amata pizza classica italiana».
La figura del pizzaiolo nel nostro Paese rappresenta l'eccellenza dell'artigianato culinario, quanto studio ed esperienza ci sono dietro a tale professione?
«Sicuramente tanta esperienza, ma anche avere la possibilità di esprimersi (anche sbagliando) come ho potuto fare io grazie al mio titolare Antonello Caricone (Caricone dal 1925), che ha sempre creduto nelle mie capacità e messo a mia disposizione ogni mezzo necessario per farmi raggiungere queste piccole soddisfazioni».
Il tuo prossimo obiettivo da conquistare?
«Prossimo step mondiale, a Parma».
Quanto può averti influenzato l'essere nato sul territorio di Capitanata?
«Molto, perché in ogni mia preparazione il richiamo alla mia terra è onnipresente».
Le eccellenze della Capitanata si riconoscono sempre nella manifestazione dell'amore per il proprio territorio e per la cura della propria professione e di una cosa siamo certi: la pizza di Antonio emana, attraverso il suo profumo, tutto il bene di una terra che vuole crescere e vedere i sogni dei suoi figli realizzati.
Antonio si racconta al network Viva e lo fa con l'entusiasmo di chi ama davvero la sua terra e ha una forte passione per il suo lavoro.
Cosa rappresenta il "Pizza Pic Excellence" per un giovane pizzaiolo?
«Per me è un grande traguardo o per meglio dire un "trampolino di lancio" per le prossime sfide. Questo premio, in particolare, mi dà quella spinta che per noi pizzaioli è fondamentale per crescere e rinnovarci continuamente».
Nel 2020, un altro premio che ti sei portato a casa è "Il trofeo Arte Bianca", conquistato grazie alla Pizza e alla Pampanella. In costa consiste quest'ultima specialità gastronomica?
«Il trofeo "Arte Bianca" mi ha aiutato molto a osare negli abbinamenti più stravaganti come la mia Pampanella, apprezzata sia dai giudici che, in seguito, dai clienti che l'hanno provata. La mia pampanella è una rivisitazione di quella che nasce in Molise e ovviamente va solo assaggiata».
Quali sono i maggiori elementi che contraddistinguono l'arte del saper fare la pizza?
«Sicuramente la tecnica dell'impasto, la materia prima di ottima qualità e molta creatività, senza mai dimenticare le proprie radici».
Secondo te, è possibile che un buon pizzaiolo diventi anche un buon educatore di nutrizione per i suoi clienti?
«Perché no? Dipende da quanto ognuno di noi aspira nella propria crescita, allargando sempre di più le proprie conoscenze».
Quanto è importante tener conto della stagionalità dei prodotti nel tuo lavoro?
«È fondamentale per creare gusti sempre diversi e, come dicevamo prima, per utilizzare prodotti sempre freschi e di qualità del nostro territorio».
Come si chiama la tua creazione migliore e di cosa è composta?
«La mia miglior creazione è stata la pizza dessert presentata al mondiale di Scalea nel 2021. È composta da ricotta di pecora, bacche di gogj, scaglie di castagne con scaglie di cioccolato fondente piccante e crema di zucca e peperoncino disidratato».
Ultimamente nei menù di varie pizzerie sono introdotti ingredienti ed impasti nuovi come lo è l'utilizzo della curcuma. Pensi sia una buona cosa per rendere più appetibile la pizza, prodotto made in Italy?
«Negli ultimi tempi la clientela è sempre più esigente, per questo dobbiamo essere sempre pronti ad un vasto menù per soddisfare tutte le richieste, lasciando però come protagonista la nostra amata pizza classica italiana».
La figura del pizzaiolo nel nostro Paese rappresenta l'eccellenza dell'artigianato culinario, quanto studio ed esperienza ci sono dietro a tale professione?
«Sicuramente tanta esperienza, ma anche avere la possibilità di esprimersi (anche sbagliando) come ho potuto fare io grazie al mio titolare Antonello Caricone (Caricone dal 1925), che ha sempre creduto nelle mie capacità e messo a mia disposizione ogni mezzo necessario per farmi raggiungere queste piccole soddisfazioni».
Il tuo prossimo obiettivo da conquistare?
«Prossimo step mondiale, a Parma».
Quanto può averti influenzato l'essere nato sul territorio di Capitanata?
«Molto, perché in ogni mia preparazione il richiamo alla mia terra è onnipresente».
Le eccellenze della Capitanata si riconoscono sempre nella manifestazione dell'amore per il proprio territorio e per la cura della propria professione e di una cosa siamo certi: la pizza di Antonio emana, attraverso il suo profumo, tutto il bene di una terra che vuole crescere e vedere i sogni dei suoi figli realizzati.