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Antonella Morra: "Il calcio femminile è una realtá ed io ne sono un esempio!"

Una chiacchierata con Antonella, calciatrice professionista cerignolana


Come spesso accade, alcuni "talenti cerignolani" non ottengono alcun tipo di riconoscimento nel proprio paese per via del loro sesso o della tipologia di carriera che hanno scelto: uno di questi casi è proprio Antonella Morra, calciatrice professionista cerignolana, che attualmente è sotto contratto con il Pink Bari. L'abbiamo incontrata per rivolgerle alcune domande e ne è venuta fuori questa interessante chiacchierata.

V: Ciao Antonella. Chi sei e cosa fai nella vita?
A: Sono una ragazza come tante altre che nella vita però fa l'atleta, più precisamente sono un difensore centrale.
V: Hai detto che nella vita sei un'atleta; da dove è nata questa passione per il calcio, e quando hai capito che non potevi fare altro che la "calciatrice" nella vita?
A:
Il calcio è una passione che mi è nata sin da piccola. Non so precisamente come e quando, so solo che ancora oggi mia madre mi racconta che sin dai primi passi il mio unico giocattolo era la palla. Qualsiasi tipo di oggetto che avesse la forma di una palla era mio: dalla pallina da tennis al palloncino, non mi interessava nessun altro tipo di giocattolo. Proprio i "palloni ed il divertimento" , passioni coltivate e condivise con mio fratello Vito, sono stati i punti fermi della mia infanzia. Mi ricordo che non perdevamo l' occasione di trasformare ogni angolo della casa in un campo da calcio. Il balcone, ad esempio, era il nostro posto preferito. Qui passavamo il nostro tempo a sfidarci prima di passare alla grande finestra della cucina che, trasformata in una porta, accoglieva i nostri calci di rigore. Da qui in fondo avevo giá capito cosa volevo fare da "grande".
V: Prima di arrivare a grandi squadre di serie A come la Roma e l'attuale Pink Bari, quali sfide hai dovuto affrontare? Quali difficoltà hai incontrato?
A:
Purtroppo ho avuto molte difficoltà e ho dovuto rinunciare a molte cose, anche personali, per arrivare a praticare questo sport. Sicuramente la sfida più importante è stata quella iniziale, quella fuori dal campo: ho dovuto cercare il contesto migliore per iniziare, in quanto non esistono squadre di calcio femminile nelle vicinanze del mio paese ,e neanche la possibilità di aggregarmi ad alcune scuole di calcio maschili.
V: Come descriveresti il mondo del calcio, e che differenze trovi tra quello maschile e quello femminile?
A:
Il calcio lo considero come una grande opportunità lavorativa ed educativa ma non solo. Per me questo sport è anch una grande esperienza sociale perchè riesce a mettere a confronto alcune realtà completamente differenti tra loro. Le differenze tra il femminile e il maschile sono prevalentemente di tre tipi: FISICA (madre natura ci ha dotato di forza fisica differente), ORGANIZZATIVA (le donne non hanno a disposizione i mezzi e non sono messe nelle condizioni di praticare l'attività come gli uomini ), ECONOMICA/ REMUNERATIVA ( le donne sportive non possono vivere da sole e sono costrette a fare due attività insieme, se non tre: lavoro, calcio, famiglia).
V: Com'è stato raccontare la tua scelta lavorativa alla tua famiglia?
A:
Sicuramente non è stato facile, ma mi ritengo molto fortunata perche' la mia famiglia è' sempre stata presente e vicina durante tutte le mie scelte; i miei familiari sempre capito l' importanza che aveva per me partecipare ad un campionato di serie A.
V: Com'è essere la sorella di un campione come Vito Morra (giocatore dell'Audace Cerignola, n.d.r.)
A:
Proviamo a chiedere a lui cosa significa essere il fratello di Antonella Morra?! In famiglia e tra di noi non ci sono mai state differenze, anzi, ancora oggi condividiamo opinioni e consigli e perché no, anche qualche scontro faccia a faccia.
V: Secondo te perchè una campionessa di serie A come te è meno conosciuta rispetto ad un Vito Morra che ora gioca semplicemente nell'Audace?
A: Scusami ma le ritengo solo chiacchiere, è un problema culturale-sociale. Purtroppo, la mentalità italiana è ferma a certi stereotipi identificativi della donna, quindi non mi stupisce che a differenza di qualsiasi altro paese estero, il calcio femminile qui non sia minimamente conosciuto e considerato. Ma non mi fermerei solo sul calcio. Il problema culturale attuale è legato a tutto lo sport al femminile. Basti pensare che in Italia non esiste una disciplina femminile che sia riconosciuta come " sport svolto da professioniste" . Neanche la pallavolo, ad esempio, che è uno sport considerato prettamente "femminile", può essere considerato tale.
V: Hai sicuramente vissuto varie sfaccettature di questo sport. Cosa consiglieresti alle tue colleghe del CeriAscoli ed ad una societá che le ha voltato le spalle?
A:
Anche io sono passata dal "Cerignola Femminile" prima di arrivare dove sono ora, quindi quella realtá la conosco bene. Direi che per entrambe la serietà e il rispetto verso tutti i componenti della squadra sono le armi essenziali per la riuscita di un progetto a lungo termine. Non serve proclamare o promettere il mondo ma serve "accompagnare" i fatti alle reali possibilità.
V: Sul mondo del calcio femminile aleggia la nomea del "mondo lesbo". Come vivi questa etichetta nella vita privata e negli spogliatoi? Hai mai subito dei pregiudizi o discriminazioni solo perchè sei una calciatrice?
A:
Siamo nel 2016 ed al giorno d'oggi non capisco come possa prevalere ancora l'interesse per la vita personale invece di quella calcistica. Perché non si domanda mai ad un calciatore con chi vada a letto?!? E allora perché fare sempre queste domande ad una calciatrice?? Inoltre, le attitudini sessuali di una persona migliorano o peggiorano le capacità tecniche/calcistiche??? Torno a dire che purtroppo rimane un problema CULTURALE ITALIANO quello di dover catalogare in questo modo una donna che decide di praticare qualsiasi sport considerato maschile come il basket, rugby o il calcio. Sinceramente non lo so cosa pensi la gente di me: non mi è mai successo di sentire o vedere pregiudizi nei miei confronti, ma non è neanche una cosa che mi interessa. Quando sono nello spogliatoio, inoltre, non penso a quello che fanno le mie compagne nella loro vita privata, ma penso solamente a fare al meglio il mio lavoro.
V: Sicuramente possiamo affermare che sei una delle poche icone cerignolane sportive di cui si dovrebbe prendere esempio. Cosa consiglieresti a tutte quelle ragazze che pur amando il tuo sport non pensano che possa essere il proprio futuro?
A:
Consiglierei di non aver paura di iniziare a praticarlo, di non accontentarsi mai, ma di cercare di migliorarsi continuamente con il giusto lavoro, proprio per non precludersi delle opportunità. Inoltre, di far convivere l'esperienza sportiva con gli studi perché il calcio può offrire diverse opportunità professionali, non soltanto quella di calciatrice.


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