operatrici AIPD
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AIPD Cerignola, le operatrici dell’associazione si raccontano alla redazione

Al momento sono quattro, impegnate in varie attività con i ragazzi down

Mariangela, Antonella, Veronica e Tiziana sono quattro donne di Cerignola, ognuna con la propria storia professionale e il proprio vissuto, che hanno deciso di dedicarsi con impegno costante e attento alle persone con la sindrome di Down. Le operatrici lavorano presso l'associazione AIPD (Associazione Italiana Persone Down) sede di Cerignola, di cui è attualmente presidente Chiara Occhiello, da noi intervistata un po' di tempo fa.

Abbiamo voluto incontrarle per avere un'idea più precisa di come si svolga il loro lavoro, e quali sono le esigenze dell'associazione di cui fanno parte e in cui, da anni, prestano servizio.

Mariangela Tufariello, una delle operatrici dell'AIPD Cerignola ci spiega: "Le persone con la sindrome di Down possono avere basso, medio o alto funzionamento, come succede in altre patologie come l'autismo. Possono quindi mostrare attitudini particolari che li rendono eccezionali nello svolgimento di alcune attività, come la manualità fine (rifinitura, ritaglio, disegno) e le attività di precisione. Nel gruppo in cui lavoriamo, ad esempio, c'è Arianna che è molto brava nelle decorazioni, nelle rifiniture, è molto accurata quando disegna, cuce, o si dedica ad attività pratiche".

Antonella Dileo, invece, si sofferma a spiegarci in cosa consiste il loro lavoro: "Noi quattro operatrici svolgiamo diverse attività con i ragazzi Down. Al momento l'associazione non ha una sede, siamo d'appoggio presso la Parrocchia Spirito Santo (nei pressi del quartiere San Samuele) nei locali parrocchiali messi a disposizione da Don Vincenzo Dercole. Qui ci incontriamo, tre volte alla settimana, e con i ragazzi pianifichiamo laboratori pratici, usciamo a fare la spesa, andiamo al bar, passeggiamo per le strade della città.

Per questi ragazzi, che hanno terminato il percorso scolastico, è molto importante vivere momenti e situazioni della vita di tutti i giorni, ad esempio avere dei soldi propri ed utilizzarli per fare compere al supermercato o per pagare il caffè al bar. Per alcuni di loro uscire di casa è decisamente una necessità, perché significa affrontare l'isolamento e sentirsi integrati al 100%."


Veronica Tattoli pone l'accento sulle difficoltà che incontrano quotidianamente nella loro attività: "Molte famiglie, purtroppo, non accettano la disabilità dei loro figli. Se ne vergognano, e preferiscono tenere i ragazzi chiusi in casa, negando loro la sacrosanta possibilità di socializzare e stare in compagnia. Per esperienza abbiamo constatato che le famiglie, a volte, rendono più difficile l'inserimento sociale dei ragazzi in un contesto associativo come il nostro. Ci sono dei casi in cui, purtroppo, i ragazzi disabili vengono lasciati a se stessi, come se fossero un problema da non mostrare, da tenere nascosto, da non guardare "in faccia".

Nel nostro gruppo ci sono solo ragazzi che hanno terminato la scuola, e che non avendo un lavoro, a casa non saprebbero cosa fare. Ma ci sono altri ragazzi in età scolare, a Cerignola, che potrebbero essere intercettati ed entrare a far parte della nostra associazione, che tra gli obiettivi si pone quello di orientare al lavoro e favorire l'inserimento professionale. Combattere stereotipi e pregiudizi è spesso frustrante, noi operatrici ce la mettiamo tutta per far capire ad alcune famiglie quanto sia importante sradicare questi ragazzi dall'isolamento familiare e introdurli nella vita sociale e professionale. Quello con le famiglie è un lavoro complicato, ma che bella soddisfazione quando ne raccogliamo i frutti!"

Tiziana Bruno aggiunge qualche dettaglio in più sugli obiettivi dell'associazione: "Stiamo valutando la possibilità di inserire alcune delle nostre ragazze nel campo dell'estetica, ad esempio presso parrucchiere ed estetiste di Cerignola che vogliano offrire loro questa opportunità. La maggior parte di questi ragazzi è pronta per lavorare, per mettere a frutto inclinazioni e competenze, proprio è successo con Michele al bar.

Le quattro operatrici, come la Presidente Chiara Occhiello, non negano di aver bisogno di aiuto e sostegno, da parte delle istituzioni e degli enti preposti. "Noi percepiamo un compenso sulla base di un fondo messo a disposizione dalla Regione, per il resto le famiglie dei ragazzi si autofinanziano. Molte di queste non hanno possibilità economica, e quindi si sacrificano per far vivere il meglio possibile i loro figli. Una realtà di cui purtroppo si parla poco, anche ai piani alti".

Mentre noi siamo impegnati nell'intervista, i ragazzi all'altro tavolo del bar chiacchierano, sorridono, sono contenti di condividere un po' di tempo con noi. Alcuni di loro sono pure innamorati e hanno lo sguardo languido di chi sta vivendo un amore romantico. "Vederli sereni ci fa stare bene, e ci fa pensare di essere sulla strada giusta,", conclude Antonella.

Noi ne siamo più che convinti.
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