Dialoghi sul Nero di Troia a Palazzo Fornari. <span>Foto Vito Monopoli</span>
Dialoghi sul Nero di Troia a Palazzo Fornari. Foto Vito Monopoli

A Cerignola due appuntamenti dedicati al Nero di Troia

Il vino è uno dei prodotti tipici di Cerignola a cui manca la giusta promozione

Due giorni per parlare di vino. Ieri sera a Palazzo Fornari di Cerignola c'è stato il primo dei due appuntamenti dedicati al Nero di Troia. Oggi alle 20.00 a Terra Aut ci sarà l'evento conclusivo con l'aperitivo di legalità sui terreni confiscati alla mafia gestiti dalla Cooperativa Altereco.

Il Nero di Troia è un vino prodotto in Puglia da Lucera in provincia di Foggia fino a Corato nel barese, passando per Castel del Monte e molto apprezzato dai produttori della città. Gabriele Romagnuolo, presidente dell'associazione Il Titolo che ha organizzato l'evento, ha definito Cerignola "patria del Nero di Troia".

L'appuntamento è stato pensato per far incontrare i produttori e cercare di far diventare il vino uno dei brand enogastronomici della città. Su questo punto si è discusso a lungo perché sembra il tallone d'Achille di una filiera che non riesce ancora a far diventare il Nero di Troia il "barolo del sud" come lo ha definito Stefania Leo, giornalista enogastronomica che ha moderato l'incontro con Jenny Viant Gomez, giudice di concorsi enologici internazionali e Luigia Ciuffreda di Slow Food Puglia.

L'origine del vitigno ha qualcosa di mitologico. La leggenda vuole che Diomede, uno degli eroi della guerra di Troia, sia sbarcato sulle rive del Gargano portando i tralci della vite che lì ha trovato terreno fertile per crescere. Leggenda a parte, il vino si ricava dall'uva di Troia, un vitigno originario pugliese. Il nome Nero di Troia viene dagli acini a bacca nera che danno al vino un colore rubino intenso che lo fa sembrare nero.

Le caratteristiche tipiche del vino sono la sua fortuna e anche la sua condanna. Leo ha definito l'uva di Troia un "vitigno difficile". Gli esperti accusano il Nero di Troia di mancanza di profumo, poca morbidezza ed eccessiva tannicità. Tradotto per i profani significa che il vino "allappa", facendo scivolare la lingua sul palato si avverte una sensazione di ruvidità.

Gomez è certa che si debba andare oltre queste difficoltà che a livello internazionale ostacolano la promozione del vino. Per poter competere con i vini più noti c'è bisogno di fare rete tra i produttori superando i campanilismi. Spesso i produttori locali non si accorgono della straordinarietà del prodotto che coltivano.

L'amministrazione comunale ne è convinta, anche per superare il momento di crisi che l'agricoltura cerignolana sta attraversando a causa del clima degli ultimi giorni che ha compromesso proprio molti dei raccolti di uva e alla luce della nuova PAC che, per Francesco Longo, consulente per il PSR Puglia, porterà agli agricoltori "meno soldi e più adempimenti". Sergio Cialdella, assessore alle attività produttive, ha rassicurato gli agricoltori confermando la richiesta di calamità e di sospensione di tasse e contributi fatta al governo.

Il Nero di Troia può e deve diventare uno dei simboli dell'enogastronomia cerignolana, Francesco Bonito, sindaco della città, ha promesso la costituzione di un consorzio di tutela del Nero di Troia, l'inserimento del vino nel registro DECO (registro della denominazione comunale di origine) per tutelare i prodotti tipici della città e ha annunciato l'impegno per la partecipazione dei vini di Cerignola alle prossime edizioni del Vinitaly a Verona e del ProWein di Düsseldorf.

Se per fare il vino serve solo l'uva, per promuoverlo e farlo diventare un simbolo della città servono comunicazione, marketing, sagre, serve sapersi raccontare e auto valorizzarsi come hanno detto i produttori cerignolani presenti. A Cerignola gli ingredienti sembrano esserci tutti, basta pigiarli assieme e farli decantare.
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